Bere rischioso e alcolismo. Come cresce, quali danni e cosa si fa in Italia

L’ultima Relazione del Ministro della Salute sugli interventi realizzati in materia di alcol e problemi correlati, trasmessa al Parlamento il 29 aprile 2019 indica che il consumo di bevande alcoliche in Italia sta cambiando decisamente forma e nella direzione peggiore.

 

Diminuisce l’uso moderato durante i pasti e aumenta il consumo occasionale

Ernst Ludwig Kirchner, Il bevitore, 1915

Nel 2017 si è osservato un incremento rispetto all’anno precedente del consumo nell’anno (dal 64,7% al 65,4%), su questo dato pesa l’aumento del consumo occasionale (dal 43,3% al 44%). 

Nell’arco di tempo 2007-2017 sono stati rilevati i seguenti andamenti:
– la diminuzione della quota di consumatori (dal 68,2% al 65,4%)
– la diminuzione della quota di consumatori giornalieri (dal 29,3% al 21,4%)
– l’aumento dei consumatori occasionali (dal 38,9% al 44,0%)
– l’aumento dei consumatori fuori pasto (dal 25,6% al 29,2%).

I dati dimostrano che si sta sempre più riducendo l’uso del vino durante i pasti, lo schema tipico di consumo del tradizionale uso italiano di alcolici: una modalità alimentare in cui il valore assegnato alla bevanda insegna peraltro il controllo e la moderazione. Parallelamente, purtroppo cresce il consumo occasionale e puramente voluttuario di bevande alcoliche, un modello di uso generalmente più dannoso e maggiormente associato a malattie alcol-correlate e all’alcolismo. Sul rapporto tra abitudini, bere e danni correlati si veda questo articolo.

Sulle morti, malattie e disabilità correlate all’alcol si veda questo articolo.

 

Chi sono i consumatori a rischio?

Nel 2017 si sono contati circa 8.600.000 consumatori a rischio nella popolazione italiana con età superiore a 11 anni, vale a dire il 23,6% per gli uomini e l’8,8% per le donne di età superiore a 11 anni: una percentuale molto elevata.
Le fasce di popolazione più a rischio per entrambi i generi sono quella dei 16-17enni (M=49,3%, F=40,0%), che non dovrebbero consumare bevande alcoliche e quella dei “giovani anziani” (65-75 anni). 
Circa 800.000 minorenni e 2.700.000 ultra sessantacinquenni, infatti, sono consumatori a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate. Le quote percentuali di consumatori a rischio di sesso maschile sono superiori a quelle delle donne per tutte le classi di età, ad eccezione di quella dei minorenni, dove invece le differenze non sembrano significative.

 

Resta allarmante il fenomeno del binge drinking

Tra i giovani, il binge drinking (assunzione di numerose unità alcoliche al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo) rappresenta l’abitudine più diffusa e si mantiene sostanzialmente stabile. Nel 2015, questa modalità consumo si riscontrava nel 15,6% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni di età, di cui il 22,2% maschi e il 8,6% femmine. L’anno successivo, il 2016, questo bere sregolato è praticato dal 17% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età, di cui il 21,8% maschi e l’11,7% femmine.

 

Aumenta il consumo superalcolici, aperitivi, amari

I dati presentati pochi giorni fa confermano l’andamento già assestato negli ultimi 10 anni, caratterizzato dalla progressiva riduzione della percentuale dei consumatori che bevono solo vino e birra, soprattutto fra i più giovani e le donne, e dal parallelo aumento della percentuale la quota di chi consuma, oltre a vino e birra, anche aperitivi, amari e superalcolici. Questo aumento purtroppo viene rilevato nella fascia di popolazione dei giovani e giovanissimi, e in misura percentuale anche maggiore negli adulti oltre i 44 anni e negli anziani.

 

Alcol e incidenti stradali, aumenta l’associazione

Questo cambiamento dei consumi aggrava anche le conseguenze sociosanitarie dell’uso dell’alcol, Nel 2017, sono 4.575 gli incidenti stradali per i quali almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti era in stato di ebbrezza e 1.690 sotto l’effetto di sostanze illegali, su un totale di 58.583 incidenti. Dunque circa l’8% degli incidenti rilevati dai Carabinieri e dalla Polizia Stradale è correlato ad alcol e il 2,9% a sostanze psicoattive illegali. Sono percentuali in aumento rispetto al 2015 quando erano pari al 7,6% e al 2,3%.

 

Aumento della spesa sanitaria per il trattamento del disturbo da uso di alcol

Nel 2017 i Servizi pubblici per il trattamento dell’alcolismo hanno avuto in carico circa 68.000 pazienti. Il 27,1% dell’utenza complessiva è rappresentato da utenti nuovi; la quota restante da soggetti già in carico dagli anni precedenti o rientrati nel corso dell’anno dopo aver sospeso un trattamento precedente. L’aumento dell’uso problematico di alcol e il nuovo, consistente, ingresso di pazienti nei servizi è evidentemente correlato anche con l’aumento della spesa sanitaria per il trattamento dell’alcolismo. I dati elaborati dall’Agenzia Italiana del Farmaco, indicano che l’andamento generale dei consumi e della spesa a carico del SSN per farmaci usati nella cura dell’alcolismo registra un aumento nel 2017, rispettivamente del 5% e 8%, rispetto all’anno precedente: un grandissimo incremento percentuale.

Queste evidenze dimostrano che l’uso di alcol e soprattutto la recente trasformazione dei modelli di consumo devono diventare oggetto di grande attenzione politica e preventiva. Unitamente a un maggiore impegno per il rispetto delle regole sull’acquisto e il consumo di queste bevande per i minori, si dovrebbe a mio avviso valorizzare la cultura del bere tradizionale soprattutto tra le fasce della popolazione giovanile, veicolando norme, valori e simboli associati. Questi elementi culturali sono distillati dal cervello nelle dinamiche cognitive: processi che a livello neurale si traducono in  modulazione e inibizione dei centri impulsivi invece legati al bere puramente voluttuario.

Stefano Canali

 

Riferimenti bibliografici

Relazione del Ministro della Salute sugli interventi realizzati in materia di alcol e problemi correlati

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