La depressione accelera il decadimento cognitivo nell’adulto

Il tempo come esperienza soggettiva

Nel suo libro “Il mistero della percezione del tempo”[i] (Einaudi editore) Claudia Hammond, scrittrice e docente di psicologia a Boston, affronta il tema controverso delle distorsioni temporali (“Time Warped”, tempo distorto, è appunto il titolo originale del libro). Come nel proverbiale quadro di Dalì con gli orologi che sembrano sciogliersi, sentiamo che il senso del tempo ci sfugge tra le dita, non è oggettivo. La durata di un evento muta in modo imprevedibile. I giorni di un viaggio sembrano correre all’impazzata mentre li stiamo vivendo, ma al ritorno ci appaiono incredibilmente lunghi. Il tempo rallenta quando abbiamo paura, vola quando siamo felici. Gli anni sembrano lunghissimi quando siamo bambini per accorciarsi progressivamente con l’invecchiamento.
Hammond insiste sul concetto di ‘tempo interiore’. In realtà, nessun organo del nostro corpo ha lo specifico compito di tenere il tempo, e tuttavia la nostra mente somiglia a un particolarissimo cronometro, in grado di costruire “un senso a lungo termine dei decenni che passano, della nostra storia e del posto che la nostra storia occupa in quella della Terra”.

Il tempo nella depressione

Tra le distorsioni temporali più evidenti vi è sicuramente quella messa in atto da alcuni disturbi psichiatrici, come la depressione. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, infatti, la malattia depressiva non interessa solamente la sfera emotiva e l’umore del paziente, ma ne influenza anche gli aspetti somatici e comportamentali, mettendo in atto un vero e proprio sconvolgimento della persona e della sua quotidianità.

Che si tratti di depressione unipolare (disturbo depressivo maggiore), di disturbo distimico, di disturbo depressivo non altrimenti specificato (NAS) o di una patologia maniaco-depressiva (disturbo bipolare I-II o disturbo ciclotimico), una cosa è certa: il tempo sembra rallentare. Ore e giorni interminabili sembrano consumarsi in un deliquio crepuscolare, dentro a uno stallo della mente, tra le ombre indolenti di quello che era il mondo e il senso delle cose. Sono numerosissime le ricerche sperimentali che confermano che la depressione è in grado di rallentare l’orologio interno con cui viene scandito il tempo soggettivo[ii]. Dai risultati di uno studio recentissimo, ad esempio, è emerso che le distorsioni nell’elaborazione del tempo possono essere considerate come marker endofenotipici di malattie neuropsichiatriche (come la depressione)[iii].

Questa inerzia temporale, però, si sconta in modo paradossale sull’età della mente. Sembra infatti esistere un legame tra depressione e invecchiamento cerebrale accelerato. Vari studi suggeriscono che le persone con depressione hanno un aumento del rischio di demenza in età avanzata. In particolare, una revisione sistematica[iv] condotta su 34 diverse ricerche longitudinali per un totale di oltre 71.000 persone coinvolte, sembra conclusivamente dimostrare l’effetto della depressione sul declino delle funzioni cognitive complessive.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Psychological Medicine e ha esaminato il tasso di declino dello stato cognitivo complessivo – che comprende la perdita di memoria, il malfunzionamento delle funzioni esecutive (come i processi decisionali, l’attenzione sostenuta, la flessibilità cognitiva) e la riduzione della velocità di elaborazione delle informazioni – in adulti più anziani.

È importante notare che tutti i partecipanti a cui era stata diagnosticata la demenza all’inizio dello studio sono stati esclusi dall’analisi dei dati. Questo è stato fatto al fine di valutare in modo più ampio l’impatto della

David Burliuk, Tempo, 1910

depressione sull’invecchiamento cognitivo nella popolazione generale. Lo studio ha rilevato che le persone che avevano avuto episodi depressivi o diagnosi di depressione sono andati incontro a un maggior declino cognitivo rispetto al campione di controllo.

È un dato che dovrebbe suggerire politiche per la salute mentale più sensibili, capillari ed efficienti. Ciò non significa soltanto agire sui sistemi sanitari, ma attuare politiche e azioni in grado di contrastare i fattori che concorrono a determinare la depressione: la precarietà sul lavoro o, al contrario, l’eccessivo tempo dedicato a esso (dipendenza dal lavoro e/o tempo sottratto alla famiglia e alle cure parentali), l’isolamento sociale, i fattori di stress legati alle condizioni socioeconomiche, ai trasporti nelle grandi città, alla carenza di verde e al degrado urbanistico, ecc.

La depressione, purtroppo, sta diventando una condizione sempre più diffusa. Dal 1990 al 2018 i soggetti con depressione nel mondo sono passati da 170 a 246 milioni. Le ultime stime globali parlano di un incremento relativo del 53%, un numero eccezionalmente alto e mai riscontrato prima (Global Burden of Disease Collaborative Network. Global Burden of Disease Study 2017, Institute for Health Metrics and Evaluation – IHME, 2018).
Combattere le condizioni che favoriscono la depressione significa risparmiare sulla sanità pubblica e, soprattutto, risparmiare alle persone che ne soffrono la pena di trascorrere la vita immersi in un tempo percepito come eterno e immobile, quasi come la morte. Inoltre, come indicato da questa ricerca, combattere la depressione e le sue cause significa anche prevenire il declino cognitivo e l’insorgenza precoce di demenze e altre malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer (AD).

Stefano Canali e Giulia Virtù

[i] https://www.einaudi.it/catalogo-libri/scienze/il-mistero-della-percezione-del-tempo-claudia-hammond-9788858407837/

[ii] Sandrine Gil, Sylvie Droit-Volet, Time perception, depression and sadness,

Behavioural Processes, Volume 80, Issue 2, 2009, Pages 169-176, ISSN 0376-6357, https://doi.org/10.1016/j.beproc.2008.11.012.

[iii] Valentina Ciullo, Federica Piras, Nerisa Banaj, Daniela Vecchio, Fabrizio Piras, Gabriele Sani, Giuseppe Ducci, Gianfranco Spalletta, Internal clock variability, mood swings and working memory in bipolar disorder,

Journal of Affective Disorders, Volume 315, 2022, Pages 48-56, ISSN 0165-0327, https://doi.org/10.1016/j.jad.2022.07.063.

[iv] John, A., Patel, U., Rusted, J., Richards, M., & Gaysina, D. (2019). Affective problems and decline in cognitive state in older adults: A systematic review and meta-analysis. Psychological Medicine, 49(3), 353-365. doi:10.1017/S0033291718001137

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Stefano Canali

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