Morti, malattie e disabilità associate all’alcol

Un totale di 3 milioni di persone muoiono a causa del consumo problematico di alcol ogni anno, così rivela il Rapporto sullo stato globale su alcol e salute del 2018 realizzato dall’Organizzazione Mondale della Sanità (OMS).

 

L’alcol è la causa principale di oltre un decesso su 20 in tutto il mondo

Alfred Kubin, L’uomo, 1902

Tre milioni di morti correlate all’alcol rappresentano il 5,3% di tutti i decessi ogni anno. Vale a dire che circa una morte su venti nel mondo è in qualche modo causata dall’alcol. Per fare un paragone con le altre sostanze psicoattive, si consideri che l’insieme delle droghe illegali, come cocaina, eroina, ecstasy, amfetamine e così via, causa in modo diretto o indiretto lo 0,45% di tutti i decessi annuali. Nel 2016, tra queste 3 milioni di persone morte per cause correlate all’alcol circa 2,3 milioni erano tra gli uomini.

Quasi un terzo di tutti i casi per morte correlata all’alcol è il risultato di traumi e lesioni causati soprattutto da incidenti stradali, atti di violenza e suicidio.

Delle rimanenti morti correlate all’uso di alcol, il 21% si deve a disturbi all’apparato digerente, soprattutto malattie del fegato associate all’alcol; il 19% alle malattie cardiovascolari e il resto a malattie infettive, tumori, disturbi mentali e altre condizioni patologiche comunque associate all’abuso.

In totale, l’alcol è responsabile del 5,1% cento del carico totale di malattia di tutto il pianeta, una percentuale enorme, considerando la straordinaria numerosità e varietà di agenti, stimoli e comportamenti patogeni.

Il rapporto dell’OMS, che esce ogni quattro anni, mette in evidenza la drammaticità dei costi sociali, sanitari e psicologici che l’alcol impone all’umanità intera. Giustamente l’OMS valuta il numero di morti come “inaccettabilmente alto”, specialmente in Europa e in America.

 

La prevalenza dei giovani e la crescita del consumo

In questo triste computo di morti, i giovani di età compresa tra 20 e 39 anni sono rappresentati in modo sproporzionato. In questa fascia d’età, il 13,5% di tutti i decessi, quasi una morte ogni sette, per tutte le possibili cause (malattia, traumi, ferite o incidenti, ecc.) è in qualche modo attribuibile all’alcol.

Il fatto forse ancor più preoccupante è che le analisi degli andamenti del consumo nel tempo indicano che l’uso mondiale di alcol dovrebbe crescere nel prossimo decennio, in particolare nel sud-est asiatico.

Le cifre mostrano che 2,3 miliardi di persone sono bevitori attuali, e in Europa i tassi di consumo di alcool sono i più alti del mondo, anche se il consumo pro capite europeo è diminuito di oltre il 10 per cento dal 2010.

 

Alcol, morte e malattia: conta dove bevi e quanto sei ricco

Nonostante i tassi di consumo più elevati in Europa, è l’Africa a sostenere il peso più rilevante delle malattie e delle lesioni attribuite all’alcol.

In tutto il mondo, il consumo medio giornaliero di persone che bevono alcolici è di 33 grammi di alcol puro al giorno, all’incirca equivalente a 2 bicchieri (ciascuno di 150 ml) di vino, una birra grande (750 ml) o due bicchieri (ciascuno di 40 ml) di liquori.

Il rapporto rileva che i disturbi ‘alcool correlati sono più comuni nei paesi ad alto reddito, ma osserva che lo “status socio-economico” è un fattore chiave di vulnerabilità e per la gravità dell’espressione dei danni dovuti all’alcol.

Purtroppo il reddito, come per le conseguenze di tutti gli altri comportamenti e tutte le altre malattie, condiziona l’impatto sanitario del consumo di alcol.

Il rapporto indica chiaramente che “I danni provocati da una determinata quantità di alcol maggiori per i bevitori più poveri e le loro famiglie rispetto ai bevitori più ricchi”.

Lo sviluppo economico dei paesi a più basso reddito potrebbe quindi avere il potenziale a lungo termine di mitigare i danni alcol-correlati. Giustamente però l’OMS avverte che l’effetto più immediato sarà quello di aumentare la disponibilità di alcolici, il consumo di alcol e i danni correlati. Ci sarà cioè, verosimilmente, un periodo ponte più o meno lungo in cui cresceranno i problemi socio-sanitari prodotti dalle bevande alcoliche.

 

I possibili interventi di contrasto e trattamento

L’Organizzazione Mondiale della Sanità chiede misure che includono l’aumento delle tasse sull’alcol e la realizzazione di maggiori servizi di trattamento e supporto per combattere gli effetti della sostanza, in particolare nei paesi meno sviluppati economicamente. Altri presidi preventivi che hanno dimostrato di poter funzionare sono i divieti o le restrizioni sulla pubblicità di alcolici e la limitazione della disponibilità di bevande alcoliche, la limitazione degli orari e dei luoghi in cui è possibile consumare alcol.

 

La necessità di sviluppare la cultura e la consapevolezza del bere

L’OMS non lo dice, ma sarebbe a mio avviso fondamentale accrescere la cultura del bere, sviluppare l’educazione al bere consapevole. La consapevolezza del bere significa attenzione e coscienza del ciclo di produzione delle bevande alcoliche, delle proprietà e degli effetti dell’alcol, dei meccanismi d’azione sul cervello e l’organismo. Ma la consapevolezza del bere significa soprattutto la coscienza del valore e dei significati del bere oltre al consumo in sé. Si dovrebbe rieducare al consumo socialmente controllato, attraverso l’associazione tra bere e momenti che marcano valori personalmente e socialmente rilevanti, costruttivi e non solo sballo e pura evasione.

 

In tutti gli atti di consumo la consapevolezza dell’oggetto di consumo e del comportamento possono contrastare l’uso compulsivo e automatico

L’educazione al bere potrebbe tra l’altro promuovere altre forme importanti della consapevolezza, come gustare le bevande alcoliche e non semplicemente ingoiare alcol, ma apprezzando e riconoscendo i suoi sapori, gli odori, e così regolarne l’uso. In tutti gli atti di consumo, dall’assunzione di cibo alle azioni che portano piacere, la consapevolezza e l’assaporamento limitano e regolano l’uso, contrastano il consumo compulsivo e automatico.

 

Qualunque sia l’efficacia delle nuove strategie di contrasto e intervento esisteranno sempre individui che svilupperanno il bere problematico e la dipendenza d alcol

In ogni caso, qualunque provvedimento venga preso resterà sempre una porzione residua di persone che tenderanno a sviluppare un uso problematico e a diventare dipendenti. L’alcol lavora su meccanismi cerebrali e dinamiche mentali per cui esisteranno sempre individui vulnerabili. Come abbiamo illustrato molte volte sugli articoli del sito, l’alcol attiva il sistema cerebrale della ricompensa, induce il rilascio di dopamina (si veda ad esempio questo post). L’alcol inoltre potenzia l’azione “calmante” e naturalmente “ansiolitica” del neurotrasmettitore inibitorio GABA (su GABA e alcol si veda questo post). Il primo dei due meccanismi neurofarmacologici descritti determina una forma di piacere e come tutti i piaceri favorisce l’apprendimento dei desideri d’uso e dei comportamenti di consumo (per approfondire si veda questo post). Ci sono individui con disfunzioni al sistema della ricompensa cerebrale prodotte da cause genetiche o da traumi e carenze affettive ed emotive nell’infanzia (si veda questo post per approfondire): fattori esperienziali che compromettono la maturazione dei sistemi della gratificazione e quindi possono portare all’anedonia, a incapacità o difficoltà di provare piacere, di sentirsi ingaggiati dal mondo, di aver voglia di agire, muoversi, esplorare, vivere le esperienze e i rapporti (sull’anedonia si veda questo post specifico). Questi individui talora trovano nell’alcol la leva per riattivare le funzioni della ricompensa e provare piacere, percepire (pur se artificialmente e temporaneamente) il mondo, se stessi e gli altri come desiderabili e interessanti. Allo stesso modo individui con anomalie nelle funzioni del GABA, dovute a cause genetiche o modellate dall’esperienza e dall’educazione, troveranno nell’alcol un presidio per placare la costante piaga delle paure, delle inquietudini, delle angosce ricorrenti. Bere così medicherà al momento una ferita psicobiologica profonda e insopportabile, salvo poi renderla più profonda e dolorosa.

 

Rimuovere le cause di disagio e disparità, superare la cultura dell’ansia, del consumo, insegnare il piacere, ridurre l’isolamento sociale

La prevenzione dell’uso problematico di alcol andrebbe così fatta soprattutto agendo su tutto ciò che a livello materiale, economico e dei valori sociali, nelle relazioni tra le persone contribuisce a rendere penosa l’esistenza degli individui, a ostacolare lo sviluppo della capacità di provare piacere. Sarebbe opportuno provare a intervenire su tutto ciò che contribuisce a vivere soli, isolati, a sentirsi soli e ad abituarsi ad avere paura, ad essere in ansia e in cronico affanno, sopraffatti da un incurabile senso di inadeguatezza. Come scriveva George Bernard Shaw, “I liquori sono il cloroformio, l’anestesia che rende noi poveri uomini capaci di sostenere la dolorosa operazione dell’esistenza”.

Stefano Canali

 

Riferimenti bibliografici

WHO, Global status report on alcohol and health 2018. Online all’indirizzo:

https://www.who.int/substance_abuse/publications/global_alcohol_report/en/

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