Scopi della vita e obiettivi esistenziali. Strategie per concepirli e precisarli

Germaine Richier, Autoritratto, 1949

Avere uno scopo nella vita, o una serie di obiettivi esistenziali significativi sono tra i bisogni umani più fondamentali. Uno scopo o degli obiettivi impongono un ordine e una trama agli episodi altrimenti accidentali che si susseguono, individuano una eventuale direzione per le azioni. In questo modo gli obiettivi rendono possibile ciò che chiamiamo scelta, ci permettono di immaginare l’ordine di valori cui diamo il nome di razionalità. Vale a dire che gli scopi nella vita materializzano quello spazio in cui possiamo esercitare la libertà nella forma che ci è concessa, praticare quindi anche il controllo volontario del comportamento, valutare gli effetti delle nostre azioni rispetto agli obiettivi prefissati. Per questo senza uno scopo o obiettivi parziali ma comunque significativi, la vita sarebbe una informe, indecifrabile e oppressiva successione di circostanze.

Tuttavia, per la maggior parte delle persone, trovare uno scopo nella vita non è cosa ovvia o effettivamente perseguita. Gli stili di vita contemporanei tendono a distrarre le persone dalla ricerca di obiettivi più profondi e dall’esame dei possibili significati e dei valori che intendiamo coltivare per noi e per gli altri. Ciò rende difficile trovare il tempo ma soprattutto i modi, le strategie e ancora di più la necessità di riflettere e concepire senso, direzione e struttura profonda nell’esistenza. Molte vite passano velocemente, prive consapevolezza e senza un verso determinato: scivolando a caso sulla patina superficiale delle cose, trascinate dagli altri e dal volubile volere della contingenza. In questo vuoto pneumatico è difficile costruire un’identità capace di generare un disegno, un ordine, dei principi, delle relazioni significative con gli altri ma anche l’energia necessaria a trasformare concretamente in atto queste tensioni. Ciò di conseguenza rende impossibile vivere una vita felice e piena. Felicità e pienezza sono infatti generalmente associate all’azione, guidate da scopi, all’espressione della propria identità in una vocazione che si materializza in opere, nell’incontro di chi ci corrisponde e allo stesso tempo ci rivela, nella crescita personale, nella creazione di qualcosa che ci rappresenta e ci moltiplica nello spazio e attraverso il tempo. Ciò sembra ancora più evidente guardando alla tristezza. Chi soffre, infatti, si ferma, si rinchiude in sé, si isola dagli altri, resta paralizzato e si rende invisibile.

Sembrano cercare un significato nella vita soprattutto i ragazzi. Tuttavia recenti studi empirici indicano che nelle attuali società questa ricerca non è propriamente indirizzata a trovare un senso personale e profondo. Spesso, infatti le persone finiscono in realtà per cedere alle pressioni sociali e coltivare attività e modi di vivere che rispecchiano gli ideali comuni di “vita perfetta” piuttosto che cercare la personale vocazione e dar seguito ai valori e alle passioni più personali e profonde.

 

Pratiche per un artigianato della vita felice basate su evidenza scientifica

In questo senso potrebbe essere opportuno favorire la diffusione di strumenti efficaci per la ricerca personale di significato, per immaginare e realizzare vite più autentiche, più somiglianti alla propria identità profonda. Esistono infatti una serie di strategie cognitive e comportamentali che sembrano in grado di fungere da strumenti per quello che potrebbe essere chiamata ingegneria, anzi – ancor più propriamente – arte o artigianato della vita. Sono strategie che potrebbero facilmente essere proposte, anche in forma di gioco, dai genitori ai figli o attuate a scuola sin dalle primarie.
L’uso di questi strumenti potrebbe iniziare idealmente con un processo che comporta una combinazione di diverse riflessioni strutturate e di elaborazione di piani d’azione pratici e misurabili. Si tratta di pratiche che hanno trovato conferma scientifica d’efficacia nel miglioramento del controllo volontario sulla propria vita, l’umore, dell’autoefficacia personale, della salute fisica e mentale, della soddisfazione generale. Sono dunque pratiche efficaci per la realizzazione ciò che si potrebbe chiamare vita felice. Elementi importanti di tale processo potrebbero essere: (1) riflettere, parlare e scrivere sui propri valori e passioni e determinarne l’identità, i punti di forza e le debolezze; (2) riflettere parlare e scrivere sulle competenze e le abitudini attuali e su quelle desiderate, (3) riflettere parlare e scrivere sul senso della propria vita sociale presente e futura e sulla vita sociale in generale, su quanto possiamo individualmente contribuire a migliorarla, (4) riflettere parlare e scrivere su una possibile carriera futura, in relazione ai propri valori e a quelli degli altri ( 5) riflettere, parlare e scrivere del futuro ideale per sé, i propri cari e gli altri, (6) scrivere obiettivi specifici e piani d’azione dettagliati per raggiungerli, immaginando tempistiche, tappe misurabili ed eventuali soluzioni alternative in caso di impedimenti per ogni tappa, valutando risorse disponibile per puntare all’obiettivo, strumenti reperibili, l’eventuale aiuto degli altri e (7) annunciare pubblicamente gli impegni per gli obiettivi prefissati. Nei prossimi articoli descriveremo una a una queste pratiche in dettaglio. Per chi fosse interessato, suggeriscono di mettere ti piace alla pagina o di scegliere di seguire la pagina.

Sono pratiche tuttavia che richiedono iniziativa, determinazione, capacità di concentrazione e sufficienti motivazioni, tutte qualità assenti o mutilate in chi è infelice o soffre di depressione, in chi si è perduto e ha perduto quindi ogni senso e tiene solo in mano, come dice Mark Strand, delle mappe nere:

“Non la platea di pietre
né il vento che applaude
ti faranno capire
che sei arrivato,
non il mare che celebra
solo le partenze,
non le montagne,
né le città morenti.
Niente ti dirà
dove sei.
Ogni attimo è un posto
dove non sei mai stato.
Puoi camminare
e credere che emani
luce attorno a te.
Ma come farai a saperlo?”

Si potrebbe rispondere: potrai saperlo attraverso gli altri, con loro aiuto, chiedendo aiuto a chi ti sta vicino, senza vergogna, cercando soprattutto un professionista. Bisogna al più presto riaccendere una scintilla d’impulso; soffiare sul fuoco spento per riattizzare un filo di luce, illuminare le mappe e ritrovare un senso e una strada. Tanto più si resta fermi tanto più si diventa la paralisi.

A proposito della realizzazione di obiettivi su Psicoattivo si trovano diversi articoli che descrivono strategie efficaci basate su evidenza scientifica, tra cui:

http://www.psicoattivo.com/buoni-propositi-di-cambiamento-…/

Stefano Canali

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