Potenziamento sociale della regolazione delle emozioni

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I get by with a little help from my friends, “me la cavo con un piccolo aiuto dei miei amici”, è il famoso refrain di With a little help from my friends, una canzone dei Beatles scritta da John Lennon e Paul McCartney e inclusa nell’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band del 1967. È una delle canzoni dei Beatles, come Yellow submarine e Octopus’s garden, cantata Ringo Starr, il batterista della band.

Gli amici e persone care possono aiutarci nei momenti difficili, offrendo comprensione, sostegno materiale, conforto e incoraggiamento con abbracci e parole. Ma un nuovo studio suggerisce che il sostegno degli amici è molto più di un semplice sollievo emotivo e agisce in modo molto più complesso e utile di una consolazione.  Le parole e le prospettive degli amici rendono più articolata ed efficace la rivalutazione cognitiva, il reappraisal, una delle forme più funzionali di regolazione emotiva.

 

Che cos’è la rivalutazione cognitiva

Il reappraisal garantisce non solo un miglior confronto con un’emozione presente, ma tende a costruire modi stabili di reazione emotiva adattativa. Attraverso la rivalutazione cognitiva di una situazione emotivamente rilevante è possibile modificare il significato affettivo dell’evento stesso e quindi il suo impatto, il livello di stress che porta e la forza dell’impulso a reagire, che quell’evento tende a determinare nell’immediato.

Una strategia di reappraisal è, ad esempio, quella di riconsiderare l’effetto di una certa situazione emotiva, al di là dell’immediatezza, in un arco temporale più grande, oppure valutarne l’impatto confrontando situazioni simili o più complesse emotivamente vissute da altri, oppure ancora cercare di intravvedere i possibili elementi positivi, comunque presenti in ogni situazione difficile, se non altro in termini di insegnamento ed esperienza. Il reappraisal è un cambiamento cognitivo che avviene dall’alto verso il basso, un processo top-down, dalla corteccia frontale – sede dei processi cognitivi e di controllo volontario – al cervello emotivo-impulsivo profondo: amigdala, setto, accumbens e in generale il sistema limbico. Gli studi di neuroimmagine dimostrano che il reappraisal attiva le aree dell’elaborazione cognitiva sulla corteccia prefrontale e disattiva i centri del cervello emotivo-impulsivo.

 

La rivalutazione cognitiva migliora se sostenuta da quella degli amici

Lo studio condotto dai ricercatori della University of California Los Angeles – UCLA è importante perché indaga sperimentalmente, tra i primi, la regolazione emotiva individuale dentro a un contesto relazionale. La gran parte delle ricerche sul tema infatti analizza le strategie di regolazione emotiva i relativi effetti nell’individuo isolato e in un contesto, quello di laboratorio, artificiale.

Ma le emozioni sono fenomeni sociali, che apprendiamo nell’interazione sociale, che sorgono e passano sempre in rapporto e dentro alla nostra rete di relazioni, anche per le emozioni più intime e private. Per queste ragioni la regolazione delle emozioni è, e deve essere, un processo eminentemente sociale. Gli altri e le relazioni sono letteralmente incorporate in tutte le dinamiche emotive individuali, nel bene e, purtroppo, nel male. Gran parte delle condizioni psicopatologiche dipendono infatti in modo cospicuo da emozioni negative acute e croniche generate nell’interazione con gli affetti e con le altre relazioni sociali, con l’incongrua somma delle correnti emotive degli individui che si incontrano, si scontrano, si richiamo e si rinforzano nella vorticosa atmosfera affettiva che abitiamo con gli altri.

Nello studio dell’UCLA 120 giovani donne sono state analizzate le reazioni a stimoli emotivi negativi. Per evocare questi stati affettivi, è stata mostrata loro una serie di immagini negative, come volti tristi o arrabbiati, o scene di disagio e di persone in povertà.

Ai soggetti sperimentali veniva chiesto di mettere in atto tre diverse risposte a questi stimoli: 1) rispondere in modo istintivo, spontaneo; 2) reinterpretare il significato delle scene (rivalutarle in modo positivo per attenuare la reazione emotiva negativa); 3) ascoltare una reinterpretazione di un amico che è venuto con loro a partecipare allo studio. Per esempio, se un’immagine mostrava una coppia che litigava, una delle possibili reinterpretazioni era che certamente i due sembravano sconvolti, ma stavano finalmente risolvendo un importante disaccordo.

Dopo ogni immagine, i partecipanti valutavano la natura e l’intensità dell’emozione vissuta. La visione delle scene sgradevoli innescava ovviamente emozioni negative. Lo studio ha provato a misurare quali strategie di regolazione risultavano più funzionali ad attenuare l’emozione negativa, da soli o con l’aiuto degli amici.

La strategia di regolazione più efficace da soli era quella della rivalutazione cognitiva: reinterpretare lo stimolo emotivo e soprattutto cercare il lato positivo. Questa strategia risultava ancora più efficace quando le persone ascoltavano la reinterpretazione dell’amico, ma non quando l’amico offriva solo vicinanza, sostegno o semplici parole di conforto.

 

Perché socializzare la rivalutazione emotiva la rende più efficace?

L’ingrediente attivo nel miglioramento della regolazione emotiva era l’ascolto di una prospettiva cognitiva, di una rivalutazione della situazione offerta da una persona cara. Ascoltare la prospettiva di un amico sembra ampliare l’orizzonte possibile delle interpretazioni che diamo alle emozioni e quindi le soluzioni alternative per ristrutturare l’esperienza emotiva e darle un senso diverso. Forse la prospettiva di un amico può sembrare più plausibile di qualsiasi cosa positiva che diciamo a noi stessi. Spesso, e proprio quando occorrono vissuti negativi, le interpretazioni che tentiamo da soli ci appaiono sbagliate, ingannevoli, illusorie, meramente consolatorie. La rivalutazione di un amico è un giudizio terzo, ci può apparire per questo più obiettivo e fondato.

Lo studio ha osservato anche la variabilità dell’efficacia delle interpretazioni offerte dagli amici. Queste risultano più efficaci in relazione alla loro qualità ma anche in funzione di altre modalità di comunicazione e contatto, come offrire contemporaneamente la mano, dare un abbraccio e così via. Sono variabili molto importanti.

Spesso infatti sentire da altri reinterpretazioni positive di una situazione negativa che ci affligge si fa sentire sminuiti, respinti, ci dà l’idea che l’altro non capisca profondamente come ci sentiamo. Questi sentimenti vengono ridotti se la reinterpretazione viene accompagnata da parole che comunque riflettono anche gli stati d’animo dell’altro, se si offre un contatto, se si dà la mano, un abbraccio.

Quando si sta male è spesso difficile chiedere aiuto, per vergogna, perché si pensa di annoiare e infastidire gli altri, o semplicemente perché non si trovano la forza e le ragioni.

L’esperienza comune e le ricerche sperimentali indicano con forza che dovremmo sempre appoggiarci al supporto sociale, ai nostri cari e ai nostri amici, durante le esperienze negative, dato che questi a volte sono molto più bravi di noi stessi a comprendere e regolare le nostre emozioni, e che noi stessi spesso diamo più valore alle loro interpretazioni e alle loro strategie per risollevarci rispetto a quelle che riusciamo a trovare da soli.

Nel mio volume Regolare le emozioni. Teorie e tecniche per lo sviluppo e il potenziamento dell’autocontrollo offro una panoramica aggiornata della ricerca scientifica sulla regolazione delle emozioni e le istruzioni per attuare 40 diverse pratiche per migliorare il controllo volontario degli stati emotivi e del comportamento.

 

Stefano Canali

Riferimenti bibliografici

Sahi, R. S., Ninova, E., & Silvers, J. A. (2020). With a little help from my friends: Selective social potentiation of emotion regulation. Journal of Experimental Psychology: General. Advance online publication

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