Malattie legate a scelte illogiche ricorrenti e persistenti. Cosa dicono l’economia comportamentale e la neuroeconomia

portato L’economia comportamentale e la neuroeconomia applicata alla comprensione dei comportamenti d’abuso hanno ad alcune delle più interessanti novità teoriche degli ultimi venti anni nell’ambito dello studio delle dipendenze. 

Sul ricorrente – e spesso infruttuoso – tentare di usare la ragione per temperare impulsi e desideri, impeti illogici e talora autodistruttivi ha scritto in modo penetrante l’autore russo Evgenij Ivanovič Zamjatin, celebre soprattutto per il suo romanzo distopico “Noi” (scritto tra il 1919 ed il 1921 e pubblicato in Unione Sovietica solo nel 1988), che influenzò i successivi “Il mondo nuovo” (Aldous Huxley), “Anthem” (Ayn Rand) e “1984” (George Orwell). Dalle sue parole emerge chiaramente la dicotomia tra gli impulsi e il tentativo di controllarli:

“Sono come una macchina spinta a giri eccessivi: i cuscinetti sono incandescenti e, in un minuto, il metallo fuso si avvia a gocciolare e tutto si trasformerà in nulla. Veloce: prendo acqua fredda, logica. Dal secchio pieno la sto riversando su me stesso, ma la logica sfrigola sui cuscinetti caldi e si dissipa nell’aria in un vapore bianco ed elusivo”

Economia comportamentale e neuroeconomia

L’economia comportamentale studia in modo sperimentale le variabili emotive, motivazionali e cognitive alla base delle scelte di tipo economico. Una delle domande fondamentali che si muove le indagini in economia comportamentale è la spiegazione del perché gli individui tendono ad assumere sistematicamente decisioni irrazionali, come ad, nel caso dell’abuso di sostanze, decidere di assumere una sostanza a dispetto dei rischi a cui va incontro , in termini di salute fisica e mentale. La stessa cosa succede a chi, pur avendo toccato con mano le continue perditempo, continua a inserire soldi nelle slot machine; a chi, nonostante la consapevolezza della sua patologia cronica, smette di assumere i farmaci prescritti (accade spesso a molti cardiopatici); a chi, pur avendo il diabete, continua a ingozzarsi di dolci, e così via.

Negli ultimi anni, agli studi di economia comportamentale sono affiancati altre ricerche appartenenti a una nuova branca: la neuroeconomia [i] . Questo settore interdisciplinare combina e integra l’economia comportamentale con le neuroscienze, in particolare gli studi sui correlati cerebrali dei processi decisionali. Nella neuroeconomia, le tecniche di visualizzazione del cervello (neuroimaging) come l’individuazione magnetica funzionale (fMRI), la tomografia a emissione di positroni (PET), o la magnetoecefalografia (MEG) sono usate per le aree ei processi cerebrali attivi durante i compiti decisionali .

I due sistemi cerebrali in competizione: impulsivo e riflessivo

Le prime applicazioni di queste teorie allo studio delle dipendenze [ii] e più in generale dei comportamenti in cui un individuo sembra compiere sistematicamente scelte irrazionali e dannose [iii hanno portato all’ipotesi dell’esistenza nel cervello di sistemi decisionali in competizione [iv ] . Il primo sistema, di tipo impulsivo, più profondo, veloce (talora automatico) e primitivo, includerebbe l’amigdala, il nucleo accumbens, il pallido ventrale e le vie e le strutture a essi correlati. Il secondo, invece, riflessivo, lento e ‘affaticabile’ sarebbe più sostanzialmente dalla corteccia prefrontale.

Il sistema impulsivo

Il sistema impulsivo è l’apparato complesso che integra in modo estremamente efficiente e veloce le informazioni percettive esterne e quelle provenienti dal corpo, ne codifica emotivamente il valore motivazionale e la salienza, e – in relazione ai bisogni biologici e alle potenziali ricompense o punizioni – dà inizio all’esperienza soggettiva dell’emozione e alla subitanea, talvolta riflessa e automatica, risposta fisiologica e comportamentale.

Il sistema riflessivo

Il sistema riflessivo, invece, risulta coinvolto nella mediazione delle funzioni esecutive, come: 1) la capacità di analisi e di uscita in un comportamento in vista di un obiettivo; 2) il calcolo razionale dei costi e dei vantaggi di una determinata scelta, anche nel tempo; 3) il monitoraggio del comportamento in itinere rispetto all’obiettivo prefissato; 4) il controllo e l’eventuale riaggiustamento del comportamento. Tutto ciò è possibile grazie all’interiorizzazione di elementi appresi come le esperienze passate, le norme sociali, gli esiti previsti, le conseguenze delle azioni e delle emozioni. Il sistema riflessivo serve, in sostanza, a modulare la tendenza all’espressione impulsiva di una reazione emotiva o di un automatismo rispetto a uno stimolo, a elaborare le risposte più adatte e capaci di massimizzare i rinforzi positivi (ricompense e vantaggi) e minimizzare quelli negativi (rischi e conseguenze nefaste). È noto che le lesioni alla corteccia prefrontale producono più alterazioni o meno gravi nei processi decisionali, nell’autocontrollo e nelle generali funzioni esecutive, con un aumento dell’impulsività, dell’irrazionalità e conseguenze negative sulla salute, sulle relazioni affettive, sociali, sull’efficienza e l’efficacia complessiva dei comportamenti.

Le dipendenze come patologia del rinforzo

Un originale e ancor più recente contributo della neuroeconomia alla comprensione delle dipendenze è l’idea di considerare questa condizione come una patologia del rinforzo[v]. Secondo questa ipotesi la dipendenza potrebbe derivare dallo sbilanciamento del peso dei due sistemi decisionali verso quello impulsivo o viceversa verso quello riflessivo, tale da portare rispettivamente a una ipersensibilità alla ricompensa immediata data alla sostanza o a una miopia per il futuro e le conseguenze negative legate al consumo. È stato accertato che generalmente i soggetti con dipendenza soffrono una disfunzione combinata di questi due sistemi, presentando cioè sia una elevata valutazione delle ricompense prossime, orientata alla gratificazione immediata, sia una spiccata svalutazione dei vantaggi futuri[vi]. Queste persone, quindi, non dono in grado di dare il giusto valore ai benefici ottenibili in futuro con l’astinenza (dalla sostanza o dai comportamenti patologici): salute, relazioni interpersonali soddisfacenti, maggiore disponibilità economica, efficienza sul lavoro o negli impegni, senso di efficacia e di padronanza personale e così via.

Esercizi e training per potenziare il sistema riflessivo e controllare il sistema impulsivo

Questa prospettiva apre un ventaglio nuovo di approcci di cura, soprattutto per quanto riguarda i training e gli esercizi di tipo cognitivo e motivazionale tesi a intervenire sul tipo particolare di sbilanciamento del singolo soggetto. Questi approcci di cura si basano sul potenziale di neuroplasticità del cervello, sulla sua capacità di modificarsi in base ai nostri comportamenti e alle nostre attività. Dal punto di vista teorico è possibile immagine esercizi in grado di potenziare le funzioni della corteccia prefrontale, attraverso cui un individuo elabora razionalmente il valore delle scelte e le loro conseguenze nel tempo, e inibire la tendenza a metter in atto comportamenti impulsivi finalizzati al piacere immediato.

Le strategie comportamentali in grado di modulare le funzioni dei due sistemi cerebrali sono assai numerose, così come quelle farmacologiche e neuro-tecnologiche. Ne sono un esempio i training per il rafforzamento della memoria di lavoro o quelli studiati per il pensiero episodico del futuro. Quest’ultimo, in particolare, consiste nell’allenamento alla descrizione vivida e dettagliata di specifici e plausibili eventi positivi futuri associati all’astinenza. Diversi studi hanno dimostrato che questo intervento è in grado di ampliare significativamente la finestra temporale delle motivazioni e quindi potenziare la salienza incentivante delle ricompense future. Ad esempio, il pensiero episodico del futuro riduce l’assunzione di cibo in soggetti obesi[vii] e diminuisce lo sconto temporale e il consumo di alcol negli alcolisti[viii], il consumo di sigarette nei tabagisti[ix].

[i] Glimcher P. Decisions, uncertainty, and the brain: the science of neuroeconomics. Cambridge, Mass: MIT Press; 2003

[ii] Bickel WK, Degrandpre RJ, Higgins ST, Hughes JR. Behavioral economics of drug self-administration. I.Functional equivalence of response requirement and drug dose. Life Sci. 1990;47:1501–10.

[iii] Jentsch JD, Taylor JR. Impulsivity resulting from frontostriatal dysfunction in drug abuse: implications for the control of behavior by reward-related stimuli. Psychopharmacology (Berl). 1999 Oct;146(4):373-90.

[iv] Jentsch JD, Taylor JR. Impulsivity resulting from frontostriatal dysfunction in drug abuse: implications for the control of behavior by reward-related stimuli. Psychopharmacology (Berl). 1999 Oct;146(4):373-90.

[v] Bechara A, Dolan S, Hindes A. Decision-making and addiction (part II): myopia for the future or hypersensitivity to reward? Neuropsychologia. 2002;40(10):1690-705

[vi] Bickel W, Jarmolowicz D, MacKillop J. The behavioral economics of reinforcement pathologies: novel approaches to addictive disorders. APA Addiction Syndrome Handbook. 22012. p. 333–63; Bickel WK, Johnson MW, Koffarnus MN, Mackillop J, Murphy JG. The behavioral economics of substance use disorders: reinforcement pathologies and their repair. Annu Rev Clin Psychol. 2014;10:641–77.

[vii] Dassen FC, Jansen A, Nederkoorn C, Houben K. Focus on the future: episodic future thinking reduces discount rate and snacking. Appetite. 2016;96:327–32; Daniel TO, Stanton CM, Epstein LH. Thefuture is now: reducing impulsivity and energy intake using episodic future thinking. Psychol Sci. 2013;24(11):2339–42; Schacter DL, Benoit RG, De Brigard F, Szpunar KK. Episodic future thinking and episodic counterfactual thinking: intersections between memory and decisions. Neurobiol Learn Mem. 2015;117:14–21; O’Neill J, Daniel TO, Epstein LH. Episodic future thinking reduces eating in a food court. Eat Behav. 2016;20:9–13.

[viii] Snider SE, LaConte SM, Bickel WK. Pensiero episodico futuro: espansione della finestra temporale nei dipendenti da alcol. Alcolismo: ricerca clinica e sperimentale. 2016;1–9; Bulley A, Gullo MJ. L’influenza della previsione episodica sullo sconto ritardato e sulla domanda di alcol. Comportamento dipendente 2017 marzo;66:1-6.

[ix] Stein JS, Wilson AG, Koffarnus MN, Daniel TO, Epstein LH, Bickel WK. Sbloccato nel tempo: il pensiero futuro episodico riduce lo sconto sui ritardi e il fumo di sigaretta. Psicofarmacologia (Berlino). 2016 ottobre;233(21-22):3771-3778; Chiou WB, Wu WH. Il pensiero episodico futuro che coinvolge l’io non fumatori può indurre sconti e consumo di sigarette inferiori. Droghe alcoliche J Stud. 2017 gennaio;78(1):106-112.

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Stefano Canali

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