Memorie autobiografiche sovragenerali e depressione. Intervenire con terapie narrative

La memoria autobiografica sovragenerale (MAS) è un modo di rievocare i ricordi caratterizzato dall’incapacità di richiamare fatti specifici della propria vita dalla memoria autobiografica. La MAS cioè rende difficile recuperare il ricordo di qualcosa accaduto una singola volta e in una particolare occasione. In questa condizione restano invece intatte le capacità di riattivare i ricordi più generali, come eventi ripetuti o vicende che si verificano su periodi ampi o gli aspetti generali di avvenimenti. Le persone con MAS tendono a rispondere in maniera astratta e generale quando invitati a indicare un ricordo specifico in relazione a un particolare stimolo o parola. Ad esempio se sollecitati dalla domanda “quale fatto o vicenda particolare della tua vita ti viene in mente rispetto alla sensazione di tristezza”, queste persone rispondono più frequentemente con espressioni come “i brutti mesi di alcuni anni fa quando sono stato disoccupato”, piuttosto che, ad esempio, “il giorno, sei anni fa, il 9 marzo del 2014, in cui è morto mio padre”.

 

Come ricordano e raccontano le persone con memoria autobiografica sovragenerale

Mark Rothko, I tentacoli della memoria, 1946

Le persone con memoria autobiografica sovragenerale inoltre parlano in modo vago degli episodi della loro vita, usano descrizioni generiche delle cose accadute in quegli episodi, dei luoghi in cui sono avvenuti, delle persone coinvolte e danno caratterizzazioni indistinte e sfocate delle emozioni e dei pensieri che avevano durante quegli episodi. Parlano cioè in modo indeterminato, generico. Ad esempio tendono a dire “una volta, anni fa, ho incontrato una persona che mi piaceva molto. Sentivo di volerle bene, siamo usciti alcune volte, ma qualcosa non ha funzionato. Smettere di vederla mi ha fatto male”. Quando invece questa storia in modo più congruo può venir raccontata in questo modo: “cinque anni fa, in agosto, durante un volo per Atene, ho conosciuto Maria, una ragazza di Napoli estroversa, gentile, piena di slanci e passioni. Mi ha folgorato e ci siamo piaciuti. Abbiamo girato insieme Atene per tre giorni interi, parlando di tutto. Sembrava nascere un nuovo amore, tutto intorno sembrava magnifico e sentivo in me rinascere una energia e una voglia di vita che credevo ormai smarrite. Nei primi mesi, al ritorno in Italia, ci siamo incontrati ogni due settimane e ogni volta era bellissimo. Ma poi le distanze e gli impegni ….” Insomma, si è capito il senso e la differenza tra i due diversi tipi di riattivazione della memoria.

 

Memoria autobiografia personale, difficoltà personali e depressione

La ricerca sembra aver dimostrato che la memoria autobiografica sovragenerale (MAS) è associata a scarse capacità di risolvere problemi interpersonali, aumento della rimuginazione, difficoltà a immaginare il futuro, quindi anche ad agire in vista di obiettivi futuri desiderati. Allo stesso tempo le persone con MAS hanno difficoltà ad affrontare e gestire le emozioni negative[i]. Prese tutte assieme, queste caratteristiche negative di personalità associate alla memoria autobiografica sovragenerale sono considerati fattori chiave nell’insorgenza e nel mantenimento della depressione[ii].

Numerose ricerche empiriche inoltre suggeriscono che la presenza di memoria autobiografica sovragenerale nei ragazzi favorisce l’insorgenza della depressione nella vita adulta[iii].

Dunque questo specifico modo di funzionare della memoria deve essere attentamente osservato soprattutto nei giovani e nei soggetti che manifestano sintomi depressivi.

 

Che fare?

Interventi che potenziano le capacità di descrivere, narrare, quindi anche fissare e richiamare gli episodi della propria esistenza in modo coerente, preciso, circostanziato ed emotivamente connotato possono essere strumenti efficaci per contrastare l’associazione tra memoria autobiografica sovragenerale (MAS) e depressione e attenuare la vulnerabilità alla depressione nei ragazzi con MAS. Esercizi di scrittura narrativa, di richiamo mnestico guidato dai principi e dai caratteri della coerenza e della precisione narrativa potrebbero essere utilmente incorporati nelle lezioni a scuola, oppure nel trattamento dei sintomi depressivi.

Anche le pratiche mindfulness incorporate nelle terapie cognitivo-comportamentali sembrano essere in grado di ridurre la MAS nei pazienti depressi e quindi prevenire le eventuali ricadute, purtroppo frequenti in chi ha già vissuto episodi di depressione[iv].

Stefano Canali

 

Riferimenti bibliografici

[i] Connie P.Y. Chiu, James W. Griffith, Bert Lenaert, Filip Raes, Dirk Hermans & Tom J. Barry (2018) Meta-analysis of the association between rumination and reduced autobiographical memory specificity, Memory, 26:10, 1323-1334, DOI: 10.1080/09658211.2018.1474928.

[ii] Gibbs, B.R., Rude, S.S. Overgeneral Autobiographical Memory as Depression Vulnerability. Cognitive Therapy and Research 28, 511–526 (2004). https://doi.org/10.1023/B:COTR.0000045561.72997.7c

[iii] Jeni Fisk, Judi A. Ellis & Shirley A. Reynolds (2019) A test of the CaR-FA-X mechanisms and depression in adolescents, Memory, 27:4, 455-464, DOI: 10.1080/09658211.2018.1518457; Hipwell AE, Sapotichne B, Klostermann S, Battista D, Keenan K. Autobiographical memory as a predictor of depression vulnerability in girls. J Clin Child Adolesc Psychol. 2011;40(2):254–265. doi:10.1080/15374416.2011.546037; Emily Hards, Judi Ellis, Jennifer Fisk, Shirley Reynolds. (2019) Memories of the self in adolescence: examining 6558 self-image norms. Memory 27:7, pages 1011-1017.

[iv] Williams, J. M. G., Teasdale, J. D., Segal, Z. V., & Soulsby, J. (2000). Mindfulness-based cognitive therapy reduces overgeneral autobiographical memory in formerly depressed patients. Journal of Abnormal Psychology, 109(1), 150–155. https://doi.org/10.1037/0021-843X.109.1.150; Naomi Warne, Stephan Collishaw & Frances Rice (2019) Examining the relationship between stressful life events and overgeneral autobiographical memory in adolescents at high familial risk of depression, Memory, 27:3, 314-327, DOI: 10.1080/09658211.2018.1508591

 

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