L’importanza delle storie: la narrazione come cura anche per le dipendenze

Parlare di sé e ascoltare il racconto delle storie degli altri è intrinsecamente gratificante, attiva il sistema cerebrale della ricompensa e sostiene la motivazione al cambiamento dalle abitudini indesiderate, compreso il recupero nelle dipendenze.

Il supporto sociale, le relazioni affettive, l’empatia e l’ascolto sono elementi essenziali per il benessere e la salute. Ciò vale anche nel contesto terapeutico, nei percorsi di cura delle malattie, in particolare per quelle che dal comportamento. Il sostegno degli altri, la comprensione, l’accettazione e l’empatia sono, infatti, elementi cruciali nella motivazione al cambiamento, nella modificazione di stili di vita dannosi e nella riabilitazione in molti disturbi del comportamento, come le condizioni di dipendenza.

Lo strumento principale con cui si realizzano le relazioni, il sostegno sociale e l’intervento nella cura è la parola. Più precisamente la parola come comunicazione, come condivisione di stati d’animo, intenzioni, doppiaggio, paure, memorie e ambivalenze attraverso il racconto di sé, la narrazione propria della storia e l’ascolto di quella altrui. Quest’ultimo processo, infatti, può promuovere una ristrutturazione degli schemi del sé, profonda quasi quanto il racconto in prima persona. Il processo di rispecchiamento, attraverso il quale la storia riesce a diventare più accessibile e chiara, permette al soggetto di riacquistare controllo sulla esistenza e maggiore capacità di regolazione propria emotiva.

Il linguaggio non verbale

A volte, a fare la differenza, non è tanto il ‘cosa’ viene narrato, ma il ‘come’ (Pennebaker, 2000 [i] ). La connotazione emotiva delle parole, il tono, la mimica e il linguaggio non verbale sono elementi fondamentali. Quando la comunicazione non verbale procede su un registro diverso rispetto a quella verbale si produce di situazioni dissonanza o incongruenza coerenza. Al contrario, una narrazione sintonica tra parole e azioni, tra comunicazione verbale e non verbale, aumenta l’onestà del discorso percepita dall’individuo, denota e crea fiducia, aiutando nel percorso terapeutico.

La narrazione nella ricerca psicologica

Della narrazione di storie la ricerca psicologica ha iniziato ad occuparsi da circa trent’anni: “oggetto di indagine degli antropologi, degli studiosi del folklore, dei semiologi e dei linguisti, il testo narrativo divenne negli anni ’70 materia di ricerca anche tra gli psicologi ” (Smorti, 1994, p.51 [ii] ). Da alcuni anni poi sempre più spesso si è parlato e si è scritto di “narrazione”. Il ‘narrare’ deriva dall’omonimo latino ‘narrare’ e presenta una spiccata affinità con ‘gna terminerus’, “essere consapevole”.A differenza del semplice raccontare, infatti, l’atto di narrare presuppone una certa coscienza delle situazioni, dei fatti storici e reali, oppure fantastici, vissuti o non vissuti in prima persona, e capacità di riferirli in modo, contestualizzato e nel loro svolgimento temporale . Il termine ricorre molto di frequente in scritti che spaziano dalla psicologia culturale (Bruner, 1990/1992 [iii] ), a quella clinica (Di Blasio, 1999 [iv] ), a quella dell’educazione (Pontecorvo, 1991 [v] ) .

Bruner

Bruner riconosce alla narrazione un ruolo e un’importanza fondamentale, sia a livello individuale che culturale. Egli ipotizza l’esistenza di un pensiero narrativo, di una “sorta di attitudine o predisposizione a organizzare l’esperienza in forma narrativa” (Bruner, 1990/1992, p.56 [vi] ). Il pensiero narrativo rappresenterebbe una capacità propriamente umana, una modalità universale per organizzare l’esperienza e costruire significati condivisi. Esso è basato sui bisogni comunicare dell’essere umano di dare forma e senso alla realtà e al proprio agire, di agli altri i significati colti nell’esperienza, di mettere in relazione passato, presente e futuro, di rappresentarsi come dotato di scopi, progetti , emozioni, intenzionalità, valori (Levorato e Nesi, 2001[vii] ).
Per ragioni, nella comprensione delle conoscenze, anche sul piano biomedico, e si riconoscerebbe un valore fondamentale all’indagine soggettiva, all’uso di strumenti e metodi di ricerca in grado di cogliere l’identità e le trame del vissuto e dipende del percepito. In quest’ottica i metodi di ricerca narrativi rappresentano un approccio promettente e innovativo.

Alcolisti Anonimi

Narrazione e ascolto sono le con cui, ad esempio, si realizzano i percorsi dell’auto mutuo aiuto, come quello degli AlcolistiAnonimi – AA. Al centro delle riunioni dei gruppi di Alcolisti Anonimi vengono messe la condivisione, l’autorivelazione di aspetti della guarigione consonanti con la narrativa e col racconto propri dell’associazione e capaci di consolidare la costruzione di una identità condivisa improntata alla ricerca e al mantenimento dell’ astinenza. A sua volta identità deve andare alla ristrutturazione degli schemi del sé che a livello cognitivo distillano percezioni, emozioni, memorie, appeteti, desideri e valori per produrre risposte comportamentali a stimoli dell’ambiente esterno o interno.Esiste una serie di correlati neurobiologici che potrebbero spiegare il potenziale curativo dei passi e delle tradizioni di Alcolisti Anomimi. Marc Galanter ha provato a illustrarli in un originale e articolato lavoro (Galanter, 2014 [viii] ) “Alcolisti anonimi e recupero in dodici fasi: un modello basato sulle neuroscienze sociali e cognitive”.

L’autore si sofferma ad analizzare il meccanismo con cui questo percorso tende a generare adesione. È un molto evidente perché sembra associato a una forma di rinforzo che produce il desiderio della condivisione e la motivazione al fenomeno. Ed è noto che nei comportamenti d’abuso sono in gioco proprio i processi cerebrali alla base del rinforzo. Una possibile forma di rinforzo dell’auto mutuo aiuto, della condivisione dei racconti di sé sembra dipendere dal fatto che il di sé e l’ascolto dei racconti degli altri attivano il sistema della ricompensa cerebrale, l’apparato bersaglio delle sostanze d’abuso su cui queste forzano il rilascio della #dopamina, portando alla costruzione dei circuiti cerebrali dell’uso compulsivo.

La narrazione come sostanza psicoattiva

Nel 2012 un interessante studio condotto al dipartimento di psicologia della Harvard University (Tamir DI, Mitchell JP. Disclosure information about the self is intrinsecamente gratificante, Proc Natl Acad Sci US A. 2012 May 22;109(21):8038-43) ha dimostrato che la narrazione di sé attiva fortemente i centri del sistema della ricompensa cerebrale, in particolare quelli del sistema dopaminergico mesolimbico, come il nucleus accumbens e l’area ventrale tegmentale, da cui origina appunto il rilascio forzato di dopamina che tutte le sostanze psicoattive d ‘abuso sono in grado di temperatura. Parlare di sé, dunque, è intrinsecamente ricompensante e in modo analogo a quello suscitato delle droghe. La ricompensa associata al racconto di sé, il concomitante rilascio di dopamina, potrebbero avere l’elemento cruciale nella motivazione a stare nel gruppo,

Questi percorsi suggeriti di utilizzare maggiormente il potere incentivante e del racconto danno di sé, dell’ delle storie personali in tutti i percorsi di ristrutturazione dei comportamentisi o indesiderati, nei contesti di cura di o più semplicemente nei personali tentativi di un cambiamento desiderato e ritenuto importante, quanto difficile.

Costruire nuove storie

Le narrazioni e ad attribuire significatia costruire un dialogo non solo tra terapeuti e soggetti in cura, ma anche all’interno degli individui stessi. Instaurare un dialogo tra le diverse parti del sé può consentire alla persona con dipendenza di ricostruire una narrativa creando una nuova storia, senza sostanza. In fondo, come sostiene il punto di vista del costruzionismo sociale, ogni persona è “il narratore” all’interno del suo quadro concettuale, il modo in cui racconta la sua storia e il linguaggio con cui la riferisce costruiscono il suo mondo. A partire dalle parole, ognuno di noi può non solo rivivere e riferire esperienze già vissute ma anche creare gli antecedenti semantici per sperimentarne di nuove e per costruire le impalcature cognitive di un nuovo mondo personale. Nel Tractatus logico-philosophicus, Ludwig Wittgenstein ha scritto: “Che il mondo è il mio mondo si mostra in ciò, che i limiti del linguaggio (del solo linguaggio che io comprendo) significano i limiti del mio mondo [ix] ”.

Stefano Canali e Giulia Virtù

[i] Pennebaker, JW. (2000). “Raccontare storie: i benefici per la salute della narrativa”. Letteratura e Medicina. 19: 3–18; Adler, JM. (2012). “Vivere nella storia: azione e coerenza in uno studio longitudinale sullo sviluppo dell’identità narrativa e sulla salute mentale nel corso della psicoterapia”. Giornale di personalità e psicologia sociale. 102 (2): 367–389

[ii] Smorti, A. (1994). Il pensiero narrativo. Costruzione di storie e sviluppo della persona. Firenze: Giunti.

[iii] Bruner, J. (1990). Atti di significato. Cambridge, MA: Harvard University Press. (tr. it.La ricerca del significato , Torino: Bollati Boringhieri, 1992)

[iv] Di Blasio, P. (1999). La narrazione di eventi traumatici. Presentazione del Simposio al XIII Congresso Nazionale di Psicologia dello Sviluppo. Parma.

[v] Pontecorvo, C.(a cura di).(1999). Manuale di psicologia dell’educazione . Bologna: Il Mulino

[vi] Bruner, J. (1990). Atti di significato. Cambridge, MA: Harvard University Press. (tr. it.La ricerca del significato , Torino: Bollati Boringhieri, 1992)

[vii] Levorato, MC, e Nesi, B. (2001). Imparare a comprendere e produrre testi . In L. Camaioni (a cura di), Psicologia dello sviluppo del linguaggio (pp.179-213). Bologna: Il Mulino.

[viii] Galanter M. Alcolisti Anonimi e recupero in dodici fasi: un modello basato sulle neuroscienze sociali e cognitive. Sono J Addict. 2014 maggio-giugno;23(3):300-7. doi: 10.1111/j.1521-0391.2014.12106.x. PMID: 24724889

[ix] Wittgenstein (1921), Logisch-philosophische Abhandlung,; tr.it. Tractatus Logico-Philosophicus, Torino, Einaudi 1964.

User Avatar

Stefano Canali

Read Previous

GHB droga dello stupro? Un falso mito

Read Next

L’uso di sostanze psicoattive come bisogno di spiritualità?

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *