GHB droga dello stupro? Un falso mito

Da quando è scoppiato il caso di Luca Morisi, il GHB è balzato alla ribalta delle cronache. Droga dello stupro è l’appellativo che viene usato più frequentemente per indicare questa sostanza negli articoli sul presunto festino accompagnato dall’uso di sostanze psicoattive a casa dell’ex manager dei social della Lega, per l’aggressività delle strategie di comunicazione, chiamati la “Bestia”.
Ma davvero il GHB va considerata la droga dello stupro?
Innanzitutto va chiarito che il GHB, o acido gamma-idrossibutirrico, è una sostanza studiata da oltre quarant’anni e usata in clinica come anestetico e per la cura di disturbi del sonno come la narcolessia e per la cataplessia; ma anche per il trattamento dell’alcolismo. Il GHB ha inoltre una natura endogena, cioè è presente nell’organismo come mediatore chimico prodotto e usato dalle cellule cerebrali nei processi di trasmissione nervosa. Ho parlato della storia del GHB, delle ricerche e del suo utilizzo in medicina in un precedente articolo su questo sito.
 

Cosa dicono i dati e le ricerche a proposito del suo uso nei casi di violenza sessuale?

Maurice Tabard, Gant Et Flacon Sous Les Toits De Paris, 1929

Esistono numerosi lavori nella letteratura scientifica su questo argomento (alla fine del post ne riporto alcuni). Questi studi analizzano e comparano soprattutto i dati delle analisi tossicologiche condotte in pronto soccorso con cui si cercano le sostanze presenti sulle vittime di stupro e abusi. Studi di metanalisi su campioni estremamente vasti indicano che circa il 60% delle vittime di stupro è positiva per almeno una sostanza psicoattiva, il 22% per due o più sostanze contemporaneamente. Le casistiche a livello internazionale sono purtroppo molto grandi e la tipologia dell’uso delle sostanze tende a variare nei diversi paesi. Un dato assolutamente costante e macroscopico è che l’alcol costituisce la sostanza più presente nelle violenze a sfondo sessuale. Il riscontro dell’alcol nelle vittime di stupro oscilla a livello internazionale tra il 43 e l’80% dei casi di stupro. Altre sostanze legali molto comuni nelle vittime di violenza sessuale sono le benzodiazepine, vale a dire ansiolitici come Valium®, Xanax® o Rohypnol®, presente mediamente in percentuali tra circa il 16/30% dei casi. Un riscontro relativamente più scarso è quello per le sostanze illegali o sottoposte a controllo come la cocaina, le amfetamine, l’ecstasy, la cannabis, la ketamina, l’eroina e altri oppioidi. In questo caso le percentuali variano più ampiamente a livello internazionale, con la cannabis che oscilla intorno il 9 e il 20% (negli USA questa percentuale sale a circa il 30%), seguita dalla cocaina a circa 7-14%, dall’ecstasy e dagli oppioidi. Negli studi internazionali la media dei riscontri del GHB non supera mai il 5% dei casi. Questa sarebbe allora la droga dello stupro?

Va precisato tuttavia che a causa della sua elevata velocità di metabolizzazione la presenza del GHB potrebbe essere sottostimata. Talora infatti le analisi per questa sostanza vengono condotte dopo 24 ore, quando ormai il GHB non è più rintracciabile. Ma questo accade anche all’alcol, che nonostante ciò resta la sostanza universalmente più riscontrata nelle vittime di stupro.
Un altro importante dato emergente dalla ricerca è che in oltre la metà dei casi la vittima di violenza sessuale dichiara di aver volontariamente assunto la sostanza. In questo caso, ancora una volta, l’alcol è la sostanza più consumata. Ciò ovviamente non scusa chi commette la violenza e non incolpa la vittima. Lo stupro è un crimine odioso e orrendo, che lascia ferite profonde, inguaribili, e può rendere insostenibile l’esistenza alle vittime. La violenza commessa su una persona che, per qualunque ragione, è in uno stato di attenuata coscienza e capacità di vigilanza e controllo è per molti versi ancora più grave e condannabile. Questo dato sottolinea purtroppo che, in certe condizioni, tra i potenziali danni associati all’assunzione volontaria di sostanze psicotrope, legali o illegali, va considerato anche l’aumento del rischio di essere vittima di una violenza sessuale.
 
Stefano Canali
 
Riferimenti bibliografici:
Bertol E, Di Milia MG, Fioravanti A, Mari F, Palumbo D, Pascali JP, Vaiano F. Proactive drugs in DFSA cases: Toxicological findings in an eight-years study. Forensic Sci Int. 2018 Oct;291:207-215.
Anderson LJ, Flynn A, Pilgrim JL. A global epidemiological perspective on the toxicology of drug-facilitated sexual assault: A systematic review. J Forensic Leg Med. 2017 Apr;47:46-54.
Anderson LJ, Flynn A, Drummer O, Gerostamoulos D, Schumann JL. The role of voluntary and involuntary drug and alcohol consumption and premorbid mental health factors in drug-facilitated sexual assault. Forensic Sci Med Pathol. 2019 Sep;15(3):382-391.
Busardò FP, Varì MR, di Trana A, Malaca S, Carlier J, di Luca NM. Drug-facilitated sexual assaults (DFSA): a serious underestimated issue. Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2019 Dec;23(24):10577-10587.
Beynon CM, McVeigh C, McVeigh J, Leavey C, Bellis MA. The involvement of drugs and alcohol in drug-facilitated sexual assault: a systematic review of the evidence. Trauma Violence Abuse. 2008 Jul;9(3):178-88
Immagine: Maurice Tabard, Gant Et Flacon Sous Les Toits De Paris, 1929

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One Comment

  • Sono un medico neurologo e lavoro in un Serd piemontese, ho partecipato ad un FAD SISSA lo scorso anno.
    Come al solito i giornalisti cercano titoli altisonanti, e “Droga dello stupro” fa notizia
    Come ha detto il GHB è anche endogeno, quindi è difficile capire, anche con indagini necroscopiche (sul cadavere delle persone violentate) se il GHB presente è endogeno o esogeno
    In genere chi si è ubriacato ha contezza di avere almeno iniziato a farlo ( ovviamente l’alcol è la più usata droga dello stupro , quella elettiva da qualche millennio, ma se al cocktail , anche uno solo, ci aggiunge GHB che è un liquido inodore, incolore, insapore, i risultati sono più intensi e più veloci. Inoltre può accompagnare fuori lo/la sventurato/a, dicendo che si sta occupando di un soggetto sbronzo, per aiutarlo)
    Quello che la rende perfetta come DFSA (drug facilitated sex assault) è la brevissima emivita. Il GHB ha un’emivita molto breve (20-60 min.). La finestra di rilevamento dura fino a 12 ore. Per verificare la presenza di una potenziale intossicazione è quindi necessario processare il campione immediatamente (conservazione a -20°C). Molto difficile che da un soggetto in stato confusionale, che non ha capito esattamente cosa gli è accaduto, si riesca a prelevare un campione, peggio che con l’alcol. E non tutti i laboratori sono attrezzati per farlo.
    Consiglio:
    https://www.amazon.it/Drug-Facilitated-Sexual-Assault-Forensic-Handbook-ebook/dp/B004E0Z4TE/ref=sr_1_fkmr1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=3OHIH43056YSG&keywords=drug+facilitated+sex+assault&qid=1656070277&sprefix=drug+facilitated+sex+assault%2Caps%2C78&sr=8-1-fkmr1

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