Ipnosi per la cura del tabagismo: determinismi emotivi, cognitivi e cerebrali

Studi sperimentali sembrano indicare che l’ipnosi sia efficace nel trattamento del tabagismo[i]. L’ipnosi è una tecnica che può indurre uno stato di coscienza caratterizzata da una amplificata suscettibilità alla suggestione[ii].

L’ipnosi come complemento delle terapie per la dipendenza da nicotina dà tuttavia risultati molto variabili[iii]. Queste differenze rilevati da alcuni studi di efficacia possono essere spiegate dalla variabilità dei regimi di ipnoterapia usati, dalla diversità della frequenza delle sedute, dal numero dei trattamenti e dalla relazione che si stabilisce tra il paziente e il terapeuta. Altro determinate della variabilità degli effetti è la diversità della suscettibilità all’ipnosi e alla suggestione che esiste tra gli individui.

 

Quali sono i meccanismi cerebrali che nell’ipnosi mediano la riduzione del desiderio del fumo?

Fernand Khnopff, Il mio cuore piange per il passato. 1889

Sarebbe quindi interessante conoscere i meccanismi neurali che possono mediare l’ipnosi e più precisamente quelli che sembrano avere un ruolo nel determinare la riduzione del consumo di sigarette ed eventualmente l’astinenza e il recupero. Queste conoscenze potrebbero contribuire a chiarire se gli effetti dell’ipnosi sul tabagismo sono dovuti a: 1) una sua eventuale capacità di attenuare il desiderio, il craving, agendo magari dal basso verso l’alto, a partire dai centri profondi del cervello da cui dipendono emozioni, motivazioni, appetiti, impulsi; 2) oppure al fatto di migliorare il controllo cognitivo del desiderio e dei comportamenti, agendo dall’alto verso il basso col potenziamento dell’azione delle aree della corteccia prefrontale che presiedono alle funzioni esecutive (per approfondire si veda questo post sull’autocontrollo).

 Queste informazioni potrebbero permettere di identificare i soggetti più suscettibili alla suggestione ipnotica e pertanto in grado di ottenere maggiori vantaggi da questa strategia terapeutica. Allo stesso tempo potrebbero indicare quale tipo di regime di terapia con ipnosi usare, quali suggestioni dare, più mirate a stimolare l’attenzione e il controllo volontario oppure più centrate sulla riduzione del craving, sull’indebolimento delle associazioni tra situazioni, stimoli, emozioni, pensiero e desiderio di tabacco.

Ad oggi non esistono chiare evidenze sulla natura di questi meccanismi e nemmeno sulla direzione causale con cui vengono prodotti, vale a dire se dal basso verso l’alto o al contrario dalla corteccia cerebrale verso le regioni profonde del cervello da cui scaturisce l’impulso del desiderio.

 

Visualizzazione dei correlati del craving e del controllo del fumo nell’ipnosi con risonanza magnetica funzionale ed elettroencefalografia

Un recente studio ha cercato di far luce sulla cosa usando l’elettroencefalografia e la Risonanza magnetica funzionale su tabagisti sottoposti a ipnosi e suggestione per la riduzione del fumo[iv].

Due gruppi di 45 fumatori sotto ipnosi hanno avuto una suggestione di avversione e disgusto al fumo e durante l’osservazione di immagini neutrali e immagini relative al fumo, per suscitare l’innesco del desiderio di tabacco. Un gruppo è stato sottoposto a scansione con risonanza magnetica funzionale due volte (stato di controllo, cioè piena coscienza e stato ipnotico, durante le suggestioni di avversione al fumo). L’attività cerebrale nei soggetti dell’altro gruppo in stato ipnotico e in quelli di controllo è stata invece misurata con due diverse sessioni di elettroencefalografia.

Quest’ultima tecnica ha una elevata risoluzione temporale, vale a dire riesce e rilevare in modo estremamente veloce le variazioni nell’attività elettrica delle aree cerebrali misurate. Ciò è fondamentale quando si cerca di comprendere le sequenze di attivazione dei diversi centri che intervengono nella mediazione di fenomeni psicologici complessi come è evidentemente il desiderio e il controllo volontario, la regolazione di questo stato affettivo. Ad esempio nel caso della ricerca la reattività dell’elettroencefalografia permette di stabilire se le variazioni di attività neurale intervengano prima nella corteccia prefrontale o al contrario nei centri più profondi. Relativamente alla comprensione dei meccanismi dell’ipnosi sulla modulazione del consumo di sigarette, il primo caso evidenzierebbe che intervengono prima i processi cognitivi e volontari, l’autocontrollo; mentre il caso della precedenza delle variazioni di attività dei centri cerebrali più profondi, affettivi, significherebbe che l’ipnosi ha come primo bersaglio gli stati emotivi correlati al consumo.

 

La suggestione ipnotica di disgusto per il tabacco riduce il desiderio di fumare

Lo studio ha rilevato che la suggestione di disgusto per il tabacco data sotto ipnosi e misurata subito dopo il risveglio produce una maggiore avversione verso il fumo rispetto all’avversione indotta nello stato di controllo della piena coscienza. Coerentemente, il craving verso il fumo misurato subito dopo il risveglio dalla sessione ipnotica con suggestioni di disgusto è minore rispetto a quello dichiarato quando lo stimolo all’avversione viene comunicato nei soggetti pienamente coscienti.

 

La corteccia prefrontale dorso laterale è reclutata dalla suggestione di disgusto

Per quanto riguarda i riscontri delle misurazioni delle attività del cervello, la risonanza magnetica funzionale ha messo in evidenza che con l’induzione del desiderio per mezzo delle immagini relative al fumo e la concomitante indicazione di disgusto l’attività della corteccia prefrontale dorso laterale è più alta nello stato ipnotico rispetto alla situazione di controllo, vale a dire quando il tabagista guarda le immagini in stato di piena coscienza e riceve l’indicazione di avversione. È noto che questa regione del cervello svolge un ruolo fondamentale nelle funzioni esecutive, in particolare nella inibizione degli impulsi, nell’autocontrollo.

 

La suggestione ipnotica attiva l’insula e così probabilmente acuisce la percezione soggettiva dell’avversione indotta verso il fumo

Altro dato interessante e congruo a quanto i soggetti riportano è che l’indicazione del disgusto verso il fumo determina una maggiore attivazione dell’insula quando i soggetti sono ipnotizzati rispetto a quando sono pienamente coscienti. L’insula è noto, sembra mediare la percezione soggettiva degli stati somatici e viscerali, così anche il vissuto soggettivo del disgusto[v].

Ma quale delle due aree entra in gioco prima? Quale delle due contribuisce a regolare l’altra e quindi a modularne l’espressione emotiva e comportamentale?

 

Le misure elettroencefalografiche dimostrano che la corteccia prefrontale dorso laterale si attiva prima dell’insula durante la suggestione ipnotica

La parte dello studio dedicata alla misurazione elettroencefalografica durante le diverse fasi sperimentali di controllo (induzione del desiderio con le immagini relative al fumo e suggestione di disgusto) sembra indicare che la corteccia prefrontale laterale viene reclutata per prima nella regolazione evocata dalla suggestione di disgusto. La modulazione dell’attività dell’insula, e quindi dell’esperienza soggettiva del disgusto che poi attenua il desiderio, sembra dipendere così dalle variazioni dei segnali afferenti dalla corteccia dorso laterale. Ci troviamo di fronte così a una regolazione dall’alto verso il basso, dalle aree che mediano il controllo cognitivo e volontario degli impulsi verso quelle, come l’insula, da cui dipende l’esperienza affettiva. La suggestione di avversione al fumo durante l’ipnosi rende più efficienti i controlli cognitivi inibitori e più potente l’attivazione della parte di corteccia cerebrale ad essi correlata. I segnali inviati da questa regione corticale bersagliano l’insula e aumentandone l’attività rendono più acuta ed efficiente la sensazione di disgusto data dalla suggestione ipnotica. Il maggiore disgusto tende a ridurre il desiderio e può contribuire a ridurre l’effettivo consumo.

 

Ipnosi, memorie del fumo e loro aggiornamento

È interessante notare lo stato ipnotico potrebbe essere in grado di modulare e riformulare le memorie[vi]. D’altra parte le dipendenze sono sostanzialmente apprendimenti, memorie, complessi mnestici in cui risultano associati stimoli ambientali, stimoli interni, stati emotivi, comportamenti, effetti delle sostanze (si veda questo post per approfondire il tema). Una volta stabilito questo apprendimento patologico, ovvero una volta fissata questa memoria, questa rete di associazioni, è sufficiente la presenza di uno degli stimoli associati per innescare il desiderio dell’uso e gli automatismi connessi al consumo. Per queste ragioni, strategie di intervento sulla memoria, di estinzione dei complessi mnestici, come la terapia di estinzione o terapia di esposizione agli stimoli[vii], possono risultare efficaci nel trattamento delle dipendenze.

Nello studio sopra descritto, il protocollo comprende la misurazione del desiderio, la scansione cerebrale durante 1) la presentazione dello stimolo innesco (immagini relative al fumo), 2) l’induzione ipnotica e 3) la suggestione di disgusto verso il fumo, una sequenza che può ricalca quella delle terapie di estinzione e riconsolidamento: 1) riattivazione delle memorie relative al fumo, 2) modulazione/riconsolidamento, 3) aggiornamento. Così è possibile che l’effetto di inibizione del craving e riduzione del consumo dato dalla suggestione ipnotica sia dovuto a una modificazione delle memorie del fumo, del consumo di sigarette, a un più o meno profondo disapprendimento della rete di stimoli associati all’uso.

Stefano Canali

 

Riferimenti bibliografici

[i] Green, J. P. (1999). Hypnosis and the treatment of smoking cessation and weight loss. In I. Kirsch, A. Capafons, E. Cardena-Buelna, & S. Amigó (Eds.), Clinical hypnosis and self-regulation: Cognitive–behavioral perspectives (pp. 249–276). Washington, DC: American Psychological Association.

[ii] Mendelsohn, A., Chalamish, Y., Solomonovich, A., & Dudai1, Y. (2008). Mesmerizing memories: Brain substrates of episodic memory suppression in posthypnotic amnesia. Neuron, 57(1), 159–170.

[iii] Barnes, J., Dong, C. Y., McRobbie, H., Walker, N., Mehta, M., & Stead, L. F. (2010). Hypnotherapy for smoking cessation. Cochrane Database of Systematic Reviews, 10, CD001008. Tahiri, M., Mottillo, S., Joseph, L., Pilote, L., & Eisenberg, M. J. (2012). Alternative smoking cessation aids: A meta-analysis of randomized controlled trials. The American Journal of Medicine, 125(6), 576–584.

[iv] Li, X, Chen, L, Ma, R, et al. The top‐down regulation from the prefrontal cortex to insula via hypnotic aversion suggestions reduces smoking craving. Hum Brain Mapp. 2019; 40: 1718– 1728. https://doi.org/10.1002/hbm.24483

[v] Grupe, D. W., Oathes, D. J., & Nitschke, J. B. (2013). Dissecting the anticipation of aversion reveals dissociable neural networks. Cerebral Cortex, 23(8), 1874–1883.  Hayes, D. J., & Northoff, G. (2012). Common brain activations for painful and nonpainful aversive stimuli. BMC Neuroscience, 13, 60.

[vi] Barnier, A. J. (2002). Posthypnotic amnesia for autobiographical episodes: A laboratory model of functional amnesia? Psychological Science, 13(3), 232–237. Mendelsohn, A., Chalamish, Y., Solomonovich, A., & Dudai, Y. (2008). Mesmerizing memories: Brain substrates of episodic memory suppression in posthypnotic amnesia. Neuron, 57(1), 159–170.

[vii] Si vedano ad esempio: Das, R. K., Lawn, W., & Kamboj, S. K. (2015). Rewriting the valuation and salience of alcohol-related stimuli via memory reconsolidation. Translational Psychiatry, 5, e645. Xue Y.-X., Luo Y.-X., Wu P., Shi H.-S., Xue L.-F., Chen C., et al. (2012). A memory retrieval-extinction procedure to prevent drug craving and relapse. Science 336, 241–24510.1126/science.1215070. Germeroth, L. J., Carpenter, M. J., Baker, N. L., Froeliger, B., LaRowe, S. D., & Saladin, M. E. (2017). Effect of a brief memory updating intervention on smoking behavior: A randomized clinical trial. JAMA Psychiatry, 74(3), 214–223. doi:10.1001/jamapsychiatry.2016.3148.

User Avatar

Stefano Canali

Read Previous

Stigma e pregiudizio nell’idea di dipendenza come malattia del cervello

Read Next

Morti, malattie e disabilità associate all’alcol

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *