Il cervello, le droghe, le persone e i valori. Neuroetica e dipendenze

L’affermazione delle neuroscienze sta diffondendo l’idea del primato del cervello e delle ricerche sul sistema nervoso per la comprensione della natura dell’uomo, dei suoi comportamenti normali o patologici, degli ambiti di autonomia e libertà, quindi di responsabilità dentro cui può muoversi un individuo nella sua normale vita di relazione, quando eventualmente si ammala e nel momento in cui accede al sistema di cura. Questa prospettiva è ulteriormente sostenuta dagli sviluppi delle neurotecnologie e della neurofarmacologia, che stanno proponendo strumenti di indagine sul cervello e di modulazione dei suoi stati sempre più potenti e potenzialmente efficaci in clinica e nella prevenzione dei disturbi del comportamento.

 

Progressi delle neuroscienze e nuove questioni scientifiche e morali

A dispetto degli straordinari avanzamenti delle neuroscienze, l’idea del primato delle scienze del cervello nella spiegazione del comportamento umano e nella ricerca e nel trattamento dei disturbi comportamentali presenta diverse e importanti questioni aperte, epistemologiche, etiche e per la pratica clinica. Ne indichiamo alcune che ci sembrano urgenti, soprattutto per il loro impatto sulla crescente morbilità psichiatrica e il suo sistema di prevenzione e cura:

  • In che modo e sino a che punto le funzioni del cervello possono spiegare i nostri comportamenti normali o patologici?
  • Quali sono le implicazioni delle evidenze neuroscientifiche sul senso che a livello pubblico e soggettivo diamo al nostro sé, alla nostra autonomia e responsabilità?
  • In che modo le spiegazioni neurobiologiche stanno modificando il concetto di malattia mentale, le credenze sulla natura e le cause dei disturbi del comportamento e come ciò sta modificando la pratica clinica, l’agire degli operatori, ma anche il modo in cui la comunicazione pubblica parla di queste condizioni?
  • In che modo le spiegazioni neurobiologiche influenzano gli individui con un disturbo del comportamento, la comprensione della loro condizione, la responsabilità che hanno nel determinarla e le loro capacità di sostenere la riabilitazione, e il percorso di guarigione?
  • Verso quale idee di cura, quali nuovi esiti ideali del trattamento, ovvero anche di guarigione o di cronicità controllata e funzionale dei disturbi del comportamento ci stanno portando le teorie e le acquisizioni neuroscientifiche?
  • In che modo la società, il sistema della giustizia e i decisori politici devono rapportarsi con gli individui affetti da un disturbo del comportamento?
  • Quali sono le nuove esigenze, i rischi, le responsabilità dei mass-media nella comunicazione delle neuroscienze e delle loro implicazioni per la comprensione del comportamento normale e patologico?

 

La Scuola di Neuroetica: Neuroetica delle dipendenze

La quarta edizione della Scuola di Neuroetica della SISSA, che si terrà dal 3 al 5 dicembre prossimi, cerca di rispondere a questi interrogativi usando il caso delle dipendenze. Tra i vari disturbi del sistema nervoso che stanno oggi sollecitando la ricerca di base, la clinica e la riflessione epistemologica, etica e giuridica, le dipendenze costituiscono senza dubbio uno dei casi di studio più interessanti, per diverse ragioni. La prima ragione è che le dipendenze rappresentano il disturbo del comportamento per il quale è disponibile la maggiore quantità di dati sperimentali, dalla ricerca molecolare, genetica e neurofarmacologica sui modelli animali sino agli studi di neuroimmagine sull’uomo o alle nuove indagini di neuroscienze cognitive e sociali. La seconda ragione sta nel fatto che gli schemi comportamentali delle dipendenze, le loro dimensioni cognitive ed emotive, la tipica tensione tra desiderio e ragione, compulsione e scelta autonoma, autocontrollo, volontà libera e automatismo, ricerca della ricompensa immediata e investimento sul futuro sembrano rappresentare un esempio estremo e paradigmatico dei tratti, delle forze e delle contraddizioni che caratterizzano l’agire umano in generale. Allo stesso tempo le dipendenze costituiscono una potente lente di ingrandimento con cui guardare più chiaramente al modo in cui i significati, i valori, le decisioni e le azioni riguardo agenti e comportamenti associati al piacere e alla gratificazione possono condurre a esiti patologici, alla compromissione di funzioni mentali o somatiche. La riflessione neuroetica sulle dipendenze in quest’ultimo senso può aiutarci a comprendere e gestire più efficacemente l’attuale esponenziale diffusione delle occasioni e delle tecnologie che sollecitano il desiderio e il piacere dal punto di vista etico, giuridico, sanitario e della comunicazione.

tutte le informazioni per la partecipazione sul sito:

neuroetica.sissa.it

disponibili anche borse di studio e di partecipazione

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Stefano Canali

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