Effetti delle droghe: fattori psicosociali e ambientali

Friedensreich Hundertwasser, 691A Irinaland über dem Balkan, 1971

Nella percezione comune resta forte l’idea che gli effetti delle droghe siano sostanzialmente uguali per tutti gli individui e vengano determinati esclusivamente in virtù delle loro intrinseche proprietà chimiche e farmacologiche. Purtroppo questa concezione è largamente diffusa da chi fa comunicazione e ancor peggio dai decisori politici che dettano l’agenda dei provvedimenti intorno alle sostanze e a chi consuma droghe.

Farmacocentrismo

E’ la tesi del farmacocentrismo. Più precisamente questa tesi sostiene che esiste un insieme specifico e prefissato di effetti per ogni sostanza e che esso è indipendente dal contesto in cui si muove una persona, dalle sue credenze, dalle sue aspettative, dalle sue finalità, dai simboli e dai significati che il consumatore attribuisce alla droga, alla sostanza stessa.

La fallacia farmacologica

Questa tesi è minata da una grave “fallacia farmacologica”. Gli studi sperimentali e le ricerche etnografiche hanno documentato conclusivamente che l’uso di una sostanza psicoattiva e i suoi effetti sono mediati da una complessa costellazione di fattori interagenti a più livelli, dalla genetica ai processi di sviluppo, dalla fisiologia alla psicologia, dalle dinamiche emotive alle funzioni cognitive, dai valori morali ai processi economici.

La scoperta dei fattori non farmacologici delle effetti delle droghe

La scoperta dei fattori non farmacologici degli effetti delle droghe è avvenuta negli anni Sessanta con la rivoluzione psichedelica e lo studio sperimentali degli effetti soggettivi degli allucinogeni. Fu Timothy Leary, psicologo ad Harvard e poi controverso leader della controcultura statunitense, a proporre nel 1961 che gli effetti delle sostanze psichedeliche fossero largamente mediati dal Set e dal Setting. Leary intendeva col termine Set l’insieme dei fattori relativi alla personalità, alle credenze e conoscenze, alle aspettative e alle intenzioni della persona che consuma. Mentre il Setting si riferiva all’ambiente, il luogo fisico, ma anche il luogo sociale: dove e con chi una sostanza viene assunta, fattori cruciali negli effetti che la sostanza può indurre. Assumere ad esempio Ecstasy da soli in casa dà effetti completamente diversi da quelli sperimentabili con consumo durante un rave.

In questa breve videopresentazione illustro i concetti di farmacocentrismo, Set, Setting, la fallacia farmacologica raccontando la storia di come sono stati via via descritti e studiati.

Stefano Canali

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One Comment

  • Sono un operatore nell’ambito delle dipendenze, e ritengo che questo discorso sia centrale e colpevolmente ignorato in favore dei più rassicuranti determinismi (farmacologici in primis; ma anche psicologici o sociologici), che però non hanno mai saputo esaurire la complessità del fenomeno.
    Vorrei contribuire segnalando un ottimo testo, ovviamente mai tradotto in italiano, che affronta la questione “droga” dal punto di vista culturale e, soprattutto, comparativo. Scritto, tra l’altro, da un autore che si è avvicinato al fenomeno con occhi “nuovi” (non aveva mai pensato di occuparsene prima), ma con un solido bagaglio metodologico.
    Si tratta di:
    Ed Knipe
    “Culture, Society, and Drugs: The Social Science Approach to Drug Use”
    Waveland Press (1995)

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