Curare le dipendenze potenziando la consapevolezza del piacere

La dipendenza e l’abuso delle cose e dei comportamenti sono problemi che accompagnano da sempre la storia dell’uomo e hanno a che fare con la perenne e tormentosa battaglia tra appetiti, desideri contro autocontrollo e forza di volontà.

Purtroppo oggi le sostanze (compreso il cibo), le cose e le esperienze (ad esempio i social media, i giochi su Internet) sono sempre più strumentalmente ingegnerizzati per aumentare il loro potenziale d’abuso e la loro capacità di indurre dipendenza. Per questo i processi di controllo cognitivo evoluti nella nostra mente molto prima dell’apparizione di questi agenti e di questi strumenti fanno grande fatica a difendersi contro la deriva dell’uso eccessivo, problematico e della dipendenza. L’ubiquità e la frequenza degli inneschi all’uso, ad esempio nel caso degli smartphone oppure dello zucchero nei cibi e nelle bevande, sottopone i processi di autoregolazione ad uno stress e un consumo molto elevato, che rendono poi facile perdere il controllo sull’uso. Per questa ragione, i paradigmi di studio della dipendenza e i protocolli terapeutici basati soprattutto su i processi cognitivi e le funzioni esecutive, sull’autocontrollo sembrano destinati a fallire.

Rudolf Bauer, Piaceri spirituali, 1935

Questi approcci possono in parte trascurare i meccanismi e i piani cerebrali e psicologici coinvolti nelle dimensioni affettive,sottovalutare  il ruolo che il piacere e la ricompensa esercitano nel percorso di apprendimento patologico e nel mantenimento della dipendenza.  Comprendere meglio le dinamiche di base, neurali e affettive, degli apprendimenti basati sulla ricompensa (condizionamento operante) come le dipendenze, può essere una delle chiavi più efficaci per insegnare a disapprendere una dipendenza. Soprattutto nei ragazzi, una maggiore attenzione e consapevolezza verso il piacere non mediato dalle sostanze o dagli strumenti digitali può aiutare a promuovere l’apprendimento di un insieme di comportamenti che può soppiantare la dipendenza senza fare affidamento sui controlli cognitivi, come abbiamo visto troppo deboli perché erosi o perché si è distratti e non si intercetta per tempo lo stimolo che innesca il desiderio. Ne abbiamo parlato in dettaglio in un post precedente: Insegnare il piacere per prevenire l’uso di droghe.

È importante sottolineare che la consapevolezza, l’attenzione e la presenza nel momento sono fondamentali per abilitare l’apprendimento basato sulla ricompensa a cambiare gli schemi abituali della dipendenza. Per fortuna consapevolezza, attenzione e presenza nel momento possono essere coltivati attraverso pratiche mindfulness e altri esercizi cognitivi e sulle emozioni.

Ne parla Judson Brewer in un articolo in corso di pubblicazione su Current Opinion in Psychology.

Stefano Canali

Riferimento bibliografico

Brewer J. Mindfulness training for addictions: has neuroscience revealed a brain hack by which awareness subverts the addictive process? Curr Opin Psychol. 2019 Jan 28;28:198-203. https://doi.org/10.1016/j.copsyc.2019.01.014

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