Che cos’è l’autocontrollo? Con quali meccanismi psicologici e cerebrali si realizza? Come potenziarlo?

Col termine autocontrollo ci si riferisce in generale alla facoltà di regolare comportamenti, pensieri ed emozioni e più in particolare alla capacità di frenare gli impulsi ad agire comportamenti indesiderati o potenzialmente dannosi e disadattativi[1]. Si potrebbe altrimenti dire che l’autocontrollo è l’abilità di frenare una tendenza impulsiva o automatica verso una risposta quando questa sia in contrasto con la realizzazione di un obiettivo a lungo termine o col perseguimento di valori preferiti. L’autocontrollo sarebbe così anche la funzione che permette nel caso di dominare il desiderio di consumare una ricompensa immediatamente disponibile al fine di ottenerne una futura cui però viene consapevolmente attribuito un valore più elevato, ad esempio per una persona in sovrappeso che ha deciso di dimagrire, rinunciare a godersi un bel dolce alla fine del pranzo perché pensa che perdere peso potrà garantirgli una salute migliore, magari migliori rapporti con gli altri e con se stesso. Abbiamo parlato del tema dell’autocontrollo nelle dipendenze in alcuni appositi articoli. Si veda ad esempio qui o questo che prende in esame anche il ruolo del linguaggio.

Sebbene si focalizzino su elementi e dinamiche diverse, le diverse teorie sull’autocontrollo sembrano accomunate da ciò che è stato anche definito come “assunto dell’opposizione”[2].

 

Il modello dei due sistemi a bilancia

Il modello esplicativo di fondo rimanda all’idea di bilancia, richiama la metafora dell’altalena. Si potrebbe immaginare come un’asta rigida che oscilla in funzione dei pesi gravanti sulle sue estremità. Da un lato si potrebbe situare un sistema un sistema caldo, di tipo affettivo/impulsivo e teso alla gratificazione immediata e all’azione motivata dalle spinte viscerali e dalla reattività emotiva. Dall’altro lato dell’asta rigida invece graverebbe un sistema freddo, cognitivo e razionale[3] che, in sinergia con le altre funzioni esecutive come l’attenzione esecutiva, la flessibilità cognitiva, la pianificazione, la memoria di lavoro, medierebbe l’effettivo autocontrollo e renderebbe possibile il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine pianificati.

 

Sistema 1 e Sistema 2: Pensieri lenti, pensieri veloci

Questo modello esplicativo generale peraltro rimanda a diversi aspetti della teoria del prospetto formulata dal premio Nobel Daniel Kahneman in cui vengono immaginati due sistemi decisionali e di pensiero concorrenti: Sistema 1 e Sistema 2[4]. Il sistema 1 è quello che determina le azioni impulsivo e automatiche, i pensieri riflessi. È un sistema molto veloce, inconscio e lavora in modo estremamente efficiente, consuma poche risorse e non si affatica. Il sistema 2 è quello che media le funzioni di valutazione, riflessione, le dimensioni razionali delle decisioni, il controllo volontario dei pensieri e dei comportamenti. Il Sistema 2 è tuttavia lento, consapevole, molto dispendioso da avviare e mantenere attivo; assai affaticabile tende a scaricarsi velocemente e a farsi prevaricare dal sistema 1.

 

Neuroscienze cognitive dell’autocontrollo

Pierre Puvis de Chavannes, Le Ballon, 1874

Il modello a bilancia sembra corrispondere alle descrizioni dei meccanismi dell’autocontrollo proposte dalle ricerche in neuroscienze cognitive che postulano l’esistenza di due sistemi cerebrali in competizione. In generale si può dire che l’attivazione dei centri cerebrali profondi e delle vie del sistema limbico, soprattutto amigdala, nucleo accumbens, striato sono implicate nell’innesco degli impulsi e degli automatismi, delle azioni riflesse; mentre le regioni prefrontali della corteccia cerebrale soprattutto le aree laterali prefrontali sono associate alla regolazione dei pensieri, del comportamento e al controllo inibitorio.

Gli studi di neuroimmagine suggeriscono che tra queste strutture cerebrali esista un accoppiamento funzionale inverso, vale a dire che l’attivazione di uno (soprattutto le aree prefrontali della corteccia) provoca la riduzione dell’attività dell’altro. In particolare è stato osservato che l’attivazione delle aree prefrontali laterali correla con la disattivazione funzionale delle aree limbiche “calde”, impulsive, appetitive, emotive e che questa relazione opposizionale si manifesta durante l’esercizio dell’autocontrollo, nell’inibizione di un impulso[5]. Ad esempio in compiti di autoregolazione attraverso la valutazione e rivalutazione cognitiva di emozioni e di stimoli appetitivi legati al cibo si attiva la corteccia prefrontale dorsolaterale e ventrolaterale e corrispondentemente diminuisce l’attivazione dell’amigdala e dello striato ventrale, la struttura limbica che media l’implementazione motoria dell’impulso[6]; allo stesso tempo aumenta l’accoppiamento funzionale inverso tra i due sistemi[7].

Altri studi hanno correlato sistematicamente il successo in compiti di inibizione di attività mentali o azioni impulsive, riflesse con l’attività prefrontale e la connessione inversa con le regioni cerebrali emotive e impulsive profonde[8]. Analoghi schemi di accoppiamento funzionale inverso sono stati misurati nei tabagisti impegnati a regolare il craving, il desiderio per la sigaretta[9], per i consumatori di cocaina durante il controllo del desiderio per questa sostanza[10].

 

Strategie per potenziare l’autocontrollo

Considerato questo accoppiamento funzionale inverso, in generale sono funzionali a migliorare l’autocontrollo tutti gli esercizi e le pratiche che tendono ad attivare e a irrobustire i sistemi cerebrali al centro dei processi cognitivi, volontari e consapevoli, come i training per l’attenzione sostenuta, per i controlli inibitori verso risposte apprese prepotenti o automatiche e così via. Allo stesso modo sono utili gli esercizi e le pratiche in grado di disattivare i processi emotivi, automatici e impulsivi, come ad esempio l’osservazione consapevole e non giudicante delle emozioni, dei desideri, il decentramento e la defusione dalle emozioni mediata dai training mindfulness producono analoghi effetti psicologici e riscontri simili negli studi in brain imaging[11]. Per entrambi questi approcci fondamentale è anche il lavoro sulle competenze linguistiche, in particolare quelle relative al lessico emotivo e quelle con cui si esercita la coerenza narrativa.

Illustreremo in dettaglio alcune di queste strategie nei prossimi articoli.

 

Stefano Canali

 

Riferimenti bibliografici

[1] Rothbaum, F., Weisz, J. R., & Snyder, S. S. (1982). Changing the world and changing the self: A two-process model of perceived control. Journal of Personality and Social Psychology, 42, 5–37. Bandura, A. (1989). Human agency in social cognitive theory. American Psychologist, 44, 1175–1184. Carver, C. S., & Scheier, M. F. (1981). Attention and self-regulation: A control-theory approach tohuman behavior. New York, NY: Springer-Verlag. Carver, C. S., & Scheier, M. F. (1982). Control theory: A useful conceptual framework for personality—Social, clinical, and health psychology. Psychological Bulletin, 92, 111–135. Metcalfe, J., & Mischel, W. (1999). A hot/cool system analysis of delay of gratification: Dynamics of willpower. Psychological Review, 106, 3–19. Tangney, J.P., Baumeister, R.F., & Boone, A.L. (2004). High selfcontrol predicts good adjustment, less pathology, better grades, and interpersonal success. Journal of Personality, 72, 271–324. Vohs, K. D., & Baumeister, R. F. (2004). Understanding selfregulation. In R. F. Baumeister & K. D. Vohs (Eds.), Handbook of self-regulation: Research, theory, and applications (pp. 1–9). New York, NY: Guilford.

[2] Berkmann, E.T. (2018) The neuroscience of self-control, in The Routledge International Handbook of Self-Control in
Health and Well-Being Concepts, Theories, and Central Issues. A cura di Denise de Ridder, Marieke Adriaanse, Kentaro Fujita Routledge, New York, 2018, pp. 112-126.

[3] Metcalfe, J., & Mischel, W. (1999). A hot/cool system analysis of delay of gratification: Dynamics of willpower. Psychological Review, 106, 3–19. Loewenstein, G. (1996). Out of control: Visceral influences on behavior. Organizational Behavior and Human Decision Processes, 65, 272–292; Mischel, W., Shoda, Y., & Rodriguez, M. L. (1989). Delay of gratification in children. Science, 244, 933–938.

[4] Kahneman D. (2011). Thinking, Fast and Slow. New York.

[5] Buhle, J. T., Silvers, J. A., Wager, T. D., Lopez, R., Onyemekwu, C., Kober, H., et al. (2014). Cognitive reappraisal of emotion: A meta-analysis of human neuroimaging studies. Cerebral Cortex, 24, 2981–2990.

[6] Ochsner, K. N., & Gross, J. J. (2008). Cognitive emotion regulation: Insights from social cognitive and affective neuroscience. Current Directions in Psychological Science, 17, 153–158; Giuliani, N. R., Mann, T., Tomiyama, A. J., & Berkman, E. T. (2014). Neural systems underlying the reappraisal of personally craved foods. Journal of Cognitive Neuroscience, 26, 1390–1402.

[7] Banks, S., Eddy, K., Angstadt, M., Nathan, P., & Phan, K. (2007). Amygdala-frontal connectivity during emotion regulation. Social Cognitive and Affective Neuroscience, 2, 303–312.

[8] Ochsner, K. N., Ray, R. D., Cooper, J. C., Robertson, E. R., Chopra, S., Gabrieli, J. D. E., & Gross, J. J. (2004). For better or for worse: Neural systems supporting the cognitive down- and up-regulation of negative emotion. NeuroImage, 23, 483–499.

[9] Kober, H., Mende-Siedlecki, P., Kross, E. F., Weber, J., Mischel, W., Hart, C. L., & Ochsner, K. N. (2010). Prefrontal–striatal pathway underlies cognitive regulation of craving. Proceedings of the National
Academy of Sciences
, 107, 14811–14816.

[10] Volkow, N. D., Fowler, J. S., Wang, G.-J., Telang, F., Logan, J., Jayne, M., et al. (2010). Cognitive control of drug craving inhibits brain reward regions in cocaine abusers. NeuroImage, 49, 2536–2543.

[11] Westbrook C, Creswell JD, Tabibnia G, Julson E, Kober H, Tindle HA. Mindful attention reduces neural and self-reported cue-induced craving in smokers. Soc Cogn Affect Neurosci. 2013 Jan;8(1):73-84; Witkiewitz K, Bowen S, Harrop EN, Douglas H, Enkema M, Sedgwick C. Mindfulness-based treatment to prevent addictive behavior relapse: theoretical models and hypothesized mechanisms of change. Subst Use Misuse. 2014 Apr;49(5):513-24.

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