Bar sobri, ossimoro o realtà? Cosa sono? Funzionano per prevenire il consumo problematico di alcol?

Sober bar
Stefano Canali, Sober bar, elaborato con dream.ai

I “bar sobri” (Sober bar), non sono un ossimoro, ma qualcosa di reale, come il famoso Getaway a Brooklyn. Sono locali che si stanno rapidamente diffondendo in questi ultimi anni negli Stati Uniti e in cui le persone possono socializzare all’interno di un ambiente simile a un bar bevendo però solo cocktail analcolici.

L’esperienza comune e le ricerche scientifiche indicano che gli effetti delle sostanze si apprendono. Si imparano soprattutto le associazioni che gli effetti hanno con le contingenze del consumo, vale a dire con ciò che è presente durante l’uso o accompagna l’uso: comportamenti, altre persone e gli ambienti in cui si consuma (il Setting). Per questo quando si ripresentano le condizioni o le cose che accompagnano il bere, si può sperimentare il desiderio dell’alcol e anche quelle parti degli effetti più suscettibili alla modulazione psicologica. Allo stesso modo, le aspettative, le credenze associate al consumo (il Set) influiscono sugli effetti. possono aumentarli, attenuarli o addirittura crearli. Se si consuma una sostanza aspettandosi un certo effetto, quell’effetto può manifestarsi anche quando la sostanza non ha azioni farmacologiche, psicoattive: è ciò che succede con l’effetto placebo, una componente significativa di ogni azione terapeutica. I bar sobri, così, potrebbero essere considerati una specie di strumento che ricreare il Set e il Setting del bere per suscitare l’euforia e gli altri effetti ricercati dell’alcol ma privo della parte tossica.

Per quanto riguarda il fenomeno dei bar sobri, il solo fatto di pensare all’alcol, di essere stimolati con parole chiave o ambienti, arredi generalmente legati all’alcol e di vedersi servire bevande dall’aspetto e dal sapore simili a cocktail alcolici può suscitare l’euforia, la socievolezza, l’attenuazione dell’ansia e dello stress date dal bere moderato di alcol. Tutto ciò senza i relativi costi e rischi del consumo di alcol reale. In un famoso studio sperimentale del 1994 per la valutazione di programma di prevenzione secondaria del bere problematico, un gruppo di ricercatori ha sfruttato gli effetti delle aspettative per dimostrare ai bevitori universitari a rischio che potevano divertirsi e socializzare tanto quanto in un vero bar anche in un ambiente senza alcolici (1).

La potenza dell’azione del Set ha portato alcuni studiosi a sostenere che gli effetti psicologici e comportamentali dell’alcol sono in larga parte prodotti da aspettative culturali. L’espansione e l’accumularsi di studi sperimentali contro placebo ha tuttavia chiarito che gli effetti delle credenze e delle aspettative non sono così potenti come sembravano suggerire le prime ricerche. Generalmente, i soggetti sanno distinguere gli effetti del consumo di piccole dosi di alcol da quelli indotti da bevande placebo, analcoliche: riconoscono cioè che non stanno bevendo alcol quando si aspettavano di bere e di bere alcol quando si aspettavano di non bere (2).

Questo indica che i bar sobri hanno degli obiettivi limiti alla capacità di suscitare socievolezza ed euforia. Ma non solo. Se le aspettative dipendono da esperienze pregresse apprese, personalmente o in modo vicariato, allora è chiaro che quella parte degli effetti psicologici prodotta dal Sober Bar dipende dall’esistenza dei veri bari e dal vero consumo di alcolici. In un mondo in cui esistessero solo birre e cocktail analcolici, si estinguerebbero in breve le credenze e le aspettative intorno all’alcol e a tutti gli ambienti e stimoli associati e così tutto il loro potere di suggestione. Proliferino pure i Bar sobri ma per prevenire i danni dell’alcol si punti a promuovere ambienti, condizioni sociali e materiali, competenze personali e stili di vita in grado di ridurre i rischi del bere problematico, perché l’alcol, come tutte le sostanze psicoattive continueranno inevitabilmente ad accompagnarci nella nostra storia di specie.

Stefano Canali

 

Riferimenti Bibliografici

Fromme K, Marlatt GA, Baer JS, Kivlahan DR, The alcohol skills training program: A group intervention for young adult drinkers.” Journal of Substance Abuse Treatment, 1994, 11(2), 143–154.

Sher, Kenneth, and Mark Wood. (2005). Subjective Effects of Alcohol I: Effects of the Drink and Drinking Context.” E “Subjective Effects of Alcohol II: Individual Differences.” In Mitch Earleywine (Ed.), Mind-Altering Drugs: The Science of Subjective Experience (pp. pp. 86–134 e 135–153)

 

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