Mindfulness, allucinogeni e dissoluzione dell’Io. Esiste un potenziale terapeutico e quali sarebbero le eventuali basi cerebrali?

William Blake, The Marriage of Heaven and Hell, 1790

Analogamente alle pratiche meditative, anche le sostanze psichedeliche, gli allucinogeni come LSD, psilocibina e mescalina, esercitano profondi effetti modulatori sulla coscienza, sulla percezione, sui processi cognitivi ed emotivi. Studi sperimentali sempre più numerosi sembrano indicare che alcuni di questi importanti effetti psicologici, sia per la meditazione che per taluni psichedelici e anche per l’Ecstasy (in tutti questi casi sotto il rigido controllo del terapeuta/ricercatore), sembrano indicare una promettente efficacia terapeutica per diversi disturbi del comportamento, ansia, depressione maggiore, disturbo da stress post traumatico, dipendenze[i] e altre condizioni patologiche[ii]. Esistono al momento diverse linee di ricerca peraltro che stanno facendo luce sui meccanismi neurofarmacologici reclutati dagli allucinogeni classici quando questi riescono a ridurre i sintomi dei disturbi psicologici, in particolare dei disturbi dell’umore[iii].

 

Potenziali analogie e effetti terapeutici della mindfulness e degli psichedelici. Quali eventuali basi cerebrali?

A dispetto di queste sostanziali analogie e potenzialità applicative, restano scarse le ricerche sui meccanismi cerebrali degli eventuali effetti combinati, forse sinergici, tra meditazione e azione degli psicheledici[iv].

Un interessate studio sperimentale pubblicato lo scorso agosto da un gruppo di ricerca del dipartimento di psichiatria dell’Università di Zurigo ha provato a colmare questo relativo vuoto[v]. Usando la Risonanza Magnetica Funzionale, che permette la visualizzazione in vivo delle modificazioni dei livelli di attività delle diverse aree del cervello, la ricerca ha provato a osservare le basi e i processi cerebrali coinvolti da pratiche mindfulness assistite dalla somministrazione di psilocibina. Questa è il principio psichedelico presente in alcuni funghi allucinogeni del genere Psilocybe e Stropharia, spesso genericamente denominati come funghetti magici.

 

La metodologia sperimentale

La ricerca ha seguito una rigorosa metodologia sperimentale. I soggetti sono stati scelti in modo randomizzato, vale a dire attraverso metodi di reclutamento casuale da un gruppo più vasto. La randomizzazione permette di evitare il rischio che i soggetti volontari, presentassero profili di attività cerebrale condizionata proprio dalla eventuale scelta di partecipare e dalle credenze verso la mindfulness e gli effetti della sostanza da cui la scelta poteva scaturire. Altro elemento importante è stata la metodologia del doppio cieco controllato con placebo. In uno studio così condotto i ricercatori non sanno se stanno somministrando la sostanza di cui studiare gli effetti o un placebo, mentre i soggetti sperimentali non sanno se stanno ricevendo la sostanza attiva o il placebo. In questa maniera si evita che i risultati dello studio siano influenzati dalle aspettative e dalla suggestione del soggetto sperimentale e/o dalle attese, dalle ipotesi di indagine dei ricercatori.

La ricerca è stata condotta su 38 partecipanti a un ritiro di pratiche mindfulness di 5 giorni. Questi soggetti hanno ricevuto una singola somministrazione di psilocibina (315μg / kg p.o.). Le dinamiche cerebrali sono state misurate direttamente prima e dopo l’intervento mediante risonanza magnetica funzionale durante lo stato di riposo e due forme di meditazione.

 

Dissoluzione dell’Io e disaccoppiamenti nella rete del Default Mode sotto l’effetto combinato di mindfulness e psilocibina

William Blake, The Marriage of Heaven and Hell, 1790 Copertina

L’analisi della connettività funzionale nel cervello ha identificato le alterazioni degli stati psicologici legate alla psilocibina nelle regioni di elaborazione autoreferenziale della cosiddetta rete del Default Mode (Default Mode Network – DMN). Questo sistema cerebrale complesso di varie vie e centri nervosi sembra particolarmente attivo quando una persona non è impegnata nell’interazione con l’ambiente o focalizzata su qualche compito e il cervello è a riposo sveglio (in quella che potrebbe essere la modalità di default), come durante il sogno ad occhi aperti e il vagare della mente. La DMN sembra anche contribuire ai processi di mentalizzazione (pensare agli altri, ai loro stati mentali), e quelli autoreferenziali, ai pensieri su se stessi, alla memoria autobiografica al viaggio mentale nel tempo.

In particolare, la ricerca ha rilevato nella rete del Default Mode il disaccoppiamento (cioè la disconnessione funzionale) tra corteccia cingolata, corteccia cerebrale prefrontale e corteccia mediale posteriore. Dal normale funzionamento integrato di queste tre aree del cervello sembra dipendere il senso di sé, la percezione dei confini dell’Io. Per questo lo studio ha associato il loro disaccoppiamento all’effetto soggettivo di dissoluzione dell’Io vissuto dalle persone nella sessione di consapevolezza assistita dalla psilocibina. La dissoluzione dell’Io indotta dagli allucinogeni è una tipica esperienza psichedelica di confusione della normale distinzione tra le rappresentazioni soggettive e le rappresentazioni degli oggetti, del mondo esterno. Questa esperienza è caratterizzata da un sentimento di unità con l’ambiente circostante, e dipende dalla alterazione dei processi cerebrali che tracciano i normali limiti dell’Io. Il vissuto di dissoluzione dell’Io può tradursi in esperienza disturbante o terapeutica, ciò in relazione al soggetto, alle sue condizioni psicologiche, al tipo di uso, aspettative, concrete modalità di realizzazione pratica.

 

Dissoluzione dell’Io e ristrutturazioni del comportamento. Un potenziale terapeutico?

In questo studio, l’estensione della dissoluzione dell’Io e la connettività cerebrale hanno predetto i cambiamenti positivi nel funzionamento psico-sociale dei partecipanti 4 mesi dopo. La psilocibina, combinata con la meditazione, ha facilitato le modulazioni neurodinamiche nelle reti autoreferenziali, rinforzando l’azione sulle connessioni della rete cerebrale del Default Mode – DMN – normalmente esplicata dalla meditazione. Lo studio ha evidenziato che può esistere un legame tra esperienza alterata di sé e conseguenti cambiamenti comportamentali.

Comprendere in che modo e quali interventi possono facilitare esperienze profonde e potenzialmente trasformative potrebbe così aprire nuove prospettive terapeutiche. Sviluppare questa linea di ricerca potrebbe anche indicare l’inconsistenza di certi iniziali risultati terapeutici, il loro carattere non sistematico, la loro non replicabilità. Tuttavia è evidente che una migliore comprensione dei meccanismi cerebrali degli stati non ordinari di coscienza potrebbe comunque rappresentare un formidabile strumento per indagare certi sintomi psichiatrici e parallelamente le dinamiche psicologiche normali.

    William Blake, The Marriage of Heaven and Hell, 1790

Allo stesso tempo queste ricerche potrebbero aiutarci a immaginare, mettere a punto, nuovi strumenti e pratiche per favorire forme di esperienza alternativa. Forme di esperienza alternativa che sembrano rispondere ai più profondi bisogni di trascendenza della specie umana, considerato che, nonostante i rischi associati, tutte le civiltà umane le hanno coltivate traendone intuizioni, contenuti, significati dallo straordinario impatto creativo, culturale, sociale e normativo. Nel suo libro Il matrimonio del cielo e dell’inferno, scritto tra il 1790 e il 1793 William Blake aveva affermato: “Se le porte della percezione fossero liberate, ogni cosa apparirebbe all’uomo così come è, infinita”. Nell’originale inglese: “If the doors of perception were cleansed every thing would appear to man as it is, Infinite“.

 

Stefano Canali

 

Riferimenti bibliografici

[i] Krebs, T. S. & Johansen, P.-Ø. Lysergic acid diethylamide (LSD) for alcoholism: meta-analysis of randomized controlled trials. J. Psychopharmacol. Oxf. Engl. 26, 994–1002 (2012).; Bogenschutz, M. P. et al. Psilocybin-assisted treatment for alcohol dependence: A proof-of-concept study. J. Psychopharmacol. (Oxf.)0269881114565144 (2015). doi:10.1177/0269881114565144

[ii] Bogenschutz MP, Ross S. Therapeutic Applications of Classic Hallucinogens. Curr Top Behav Neurosci. 2018;36:361-391. doi: 10.1007/7854_2016_464.

[iii] De Gregorio D, Enns JP, Nuñez NA, Posa L, Gobbi G. d-Lysergic acid diethylamide, psilocybin, and other classic hallucinogens: Mechanism of action and potential therapeutic applications in mood disorders. Prog Brain Res. 2018;242:69-96. doi: 10.1016/bs.pbr.2018.07.008. Epub 2018 Aug 31.

[iv] Bogenschutz, M. P. et al. Psilocybin-assisted treatment for alcohol dependence: A proof-of-concept study. J. Psychopharmacol. (Oxf.)0269881114565144 (2015). doi:10.1177/0269881114565144

[v] Psilocybin-assisted mindfulness training modulates self-consciousness and brain default mode network connectivity with lasting effectshttps://doi.org/10.1016/j.neuroimage.2019.04.009

 

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