L’illusione della casualità nel gioco d’azzardo

Edvard Munch, Al tavolo della roulette, 1892

La naturale propensione degli esseri umani a ricercare causalità e determinismo accentua le distorsioni cognitive e la difficoltà che i giocatori d’azzardo incontrano nell’elaborazione degli eventi stocastici e casuali.

Gli esseri umani sono generalmente molto bravi a rilevare schemi di rapporto tra cose che sono in relazione causale. Ad esempio, durante un temporale, ascoltando più volte che il rumore del tuono segue il lampo, siamo in grado di predire il boato del tuono dopo aver visto l’ennesimo fulmine. La mente umana sembra lavorare costantemente per imputazioni causali, a strutturare in uno schema di rapporti ordinati e di sequenze temporali fisse i fenomeni con cui si confronta. D’altra parte, i fenomeni naturali con cui ci confrontiamo hanno generalmente un carattere deterministico e causale. Così, generalmente, questa inclinazione della mente umana è funzionale e adattativa.
Allo stesso tempo, però, questa spiccata attitudine possiede dei pericolosi effetti collaterali quando ci confrontiamo con processi e fenomeni puramente casuali, stocastici. È quello che accade nel gioco d’azzardo, ad esempio nelle slot machine, nella roulette, nei giochi di carte, nelle estrazioni delle varie lotterie, nei lanci delle monete. Sono in molti quelli che credono istintivamente che un numero ritardatario al lotto abbia più probabilità di uscire rispetto a quello appena estratto. Non è così: la statistica insegna che ogni giocata è a sé e, di conseguenza, un’estrazione non può influire sulla successiva. Gli stessi giornali, tuttavia, alimentano questa credenza, riportando i numeri che presentano i maggiori ritardi come ‘favoriti’.

I giocatori d’azzardo patologici soffrono più acutamente di questa comune distorsione cognitiva e “vedono” più frequentemente sequenze ordinate, rapporti causali e schemi di relazioni, ovviamente inesistenti, tra eventi casuali. Questa illusione sembra essere uno dei principali motivi tra quelli che spingono i giocatori d’azzardo a scommettere impulsivamente, talora sino alla rovina. Sembra confermarlo una recente ricerca internazionale condotta dall’Università di Costanza in Germania e dalla Clarkson University negli Stati Uniti, sul Journal of Gambling Studies[i].

Scommesse su schemi illusori: lo studio

I ricercatori hanno confrontato i comportamenti di scommessa di 91 giocatori abituali rispetto a quelli di 70 persone non dedite al gioco. Ai partecipanti è stata mostrata la foto di un casinò, con due slot machine in evidenza. Il loro compito era quello di ‘prevedere’, a ogni prova, quale delle due slot machine avrebbe dato una vincita. La probabilità di guadagnare, tuttavia, non era la stessa per entrambe le macchinette: una slot machine presentava il 67% di possibilità di vincita, mentre l’altra il 33%. Tali probabilità di vincita non erano state rivelate esplicitamente ai partecipanti, ma potevano essere apprese osservando l’esito delle scommesse. L’ordine con cui venivano mostrati i risultati era completamente casuale.

I partecipanti hanno effettuato 288 scommesse in tutto, suddivise in tre blocchi di 96 prove e ricevendo immediatamente un riscontro sull’esito ad ogni scommessa. Ogni previsione corretta è stata ricompensata con 0,10 dollari.

In casi come questo, la cosa migliore che si può fare per massimizzare le vincite è scommettere sempre, il 100% delle volte, sulla migliore slot machine (in questo caso quella che presenta il 67% di possibilità di vincere). Tuttavia, dallo studio è emerso come i giocatori d’azzardo siano maggiormente inclini a percepire schemi di funzionamento illusori. Lo dimostra il fatto che tendessero a far coincidere la frequenza delle scelte con la probabilità delle vincite. In questo caso particolare, quindi, scommettevano il 67% delle volte sulla slot con il 67% di probabilità di vincere e il 33% sull’altra, immaginando di individuare uno schema di ‘comportamento’ della macchinetta.

Questa corrispondenza indica che i giocatori d’azzardo abituali si lasciano guidare nelle scelte di gioco da una erronea percezione di casualità, finendo per modellare irrazionalmente su di essa le loro scelte di scommessa.

Indipendentemente dal sesso, dall’età e dal grado di istruzione, i giocatori d’azzardo hanno anche ottenuto un punteggio molto più basso in un compito di riflessione cognitiva, che misurava indirettamente anche l’impulsività. La domanda di questo compito era: “Una mazza e una palla costano 1,10 dollari. La mazza costa 1,00 dollari in più della palla. Quanto costa la palla?”

Prima di andare avanti provate a dare voi la risposta.

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La risposta 10 centesimi viene subito in mente, mentre la risposta corretta (5 centesimi) richiede più riflessione. Cioè, bisogna resistere all’impulso di “scommettere” sulla risposta più intuitiva ma sbagliata. I giocatori d’azzardo sono stati molto meno capaci di farlo.

In generale, i soggetti per i quali trova applicazione la categoria diagnostica di disturbo da gioco d’azzardo sembrano presentare molte più credenze illusorie e distorsioni cognitive di quante ne abbiano quelli che non giocano o che scommettono occasionalmente.

[i] Gaissmaier W, Wilke A, Scheibehenne B, McCanney P, Barrett HC. Betting on Illusory Patterns: Probability Matching in Habitual Gamblers. J Gambl Stud. 2016 Mar;32(1):143-56. doi: 10.1007/s10899-015-9539-9. PMID: 25921650.  

 

 

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Stefano Canali

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