Tabacco, tecniche dell’estasi e guarigione sciamanica

La novità, l’abbondanza, l’eterogeneità e la molteplicità degli usi delle specie di piante psicoattive del continente americano hanno dischiuso all’Occidente un Nuovo Mondo stupefacente. Un mondo inteso come un nuovo universo integrato di sostanze psicoattive, geografie botaniche psicotrope, valori, significati, dimensioni del sacro. Nelle antiche popolazioni amerindie infatti le piante psicoattive, in particolare quelle allucinogene, erano ritenute sacre, perché i loro effetti farmacologici, le visioni, le sensazioni di trascendenza e di unione mistica, manifestano a tutti gli effetti i poteri sovrannaturali propri del sacro (La Barre 1970:77).

 

Animismo e piante allucinogene

Le culture precolombiane avevano una visione animistica del mondo e vedevano lo spazio sociale e materiale che abitavano compenetrato in quello degli esseri e delle realtà soprannaturali. E molte di queste entità venivano immaginate vivere nelle piante allucinogene. Per tale ragione, consumare una di queste piante permetteva di entrare in contatto con questi esseri, assumerne temporaneamente i poteri e le prerogative sovrannaturali.

L’utilizzo di piante psichedeliche costituiva così il principale veicolo di accesso alla dimensione mistica e trascendente, perché la comunicazione con la realtà sovrannaturale poteva darsi soltanto attraverso stati alterati di coscienza.

La dimensione sacrale delle sostanze psichedeliche e il valore mistico delle allucinazioni da esse indotte garantivano una rigida regolazione del loro consumo. Nelle culture Amerindie spettava tradizionalmente allo sciamano la responsabilità della preparazione delle piante allucinogene e dell’esperienza e dell’impiego medico o sociale degli stati visionari vissuti attraverso il loro consumo (Hultkrantz 1979:74–80).

 

L’esperienza allucinogena, le tecniche dell’estasi e lo sciamanesimo

La ricerca del visionario è un elemento centrale nelle tradizioni religiose precolombiane. L’esperienza allucinogena è vissuta in certe occasioni da intere comunità, spesso in gruppi più piccoli nelle pratiche dei guaritori, talora – più raramente – da individui soli. L’esperienza visionaria dello sciamano tuttavia è straordinariamente più profonda e significativa di tutte le altre. Solo lo sciamano ha il potere e conosce le pratiche per l’estasi, l’uscita da sé, per affrontare il viaggio con cui può entrare in contatto con il mondo degli spiriti sovrannaturali e in quel regno oltremondano vedere la causa della malattia che è chiamato a curare. E nel pensiero precolombiano, come in quello della quasi totalità delle tradizioni mediche primitive di tutto il mondo, la malattia è l’esito dell’azione di forze sovrannaturali che possono privare o prendere possesso dell’anima dell’individuo sofferente. Per mezzo dell’estasi allucinogena, nel volo attraverso il mondo ultraterreno, lo sciamano rintraccia l’oggetto spirituale della malattia e lo estirpa dall’anima del malato oppure ritrova quest’ultima e la riconduce al suo corpo, guarendolo (Eliade 1989: 327–8).

Le estasi, la guarigione e le numerosissime piante allucinogene del centro e del sud America costituiscono la struttura fondamentale delle medicine precolombiane. Ogni pianta è associata a un tipo particolare di rituale di guarigione, a una specifica fase della pratica di cura e a una precisa condizione patologica.

Ad esempio la Datura e l’ayahuasca, che hanno effetti psichedelici assai diversi tra loro, sono al centro di insieme molto differenti di pratiche di guarigione. La Datura veniva usata dagli sciamani soprattutto per indurre la visione della diagnostica e delle prescrizioni terapeutiche. Mentre l’ayahuasca veniva consumata dagli sciamani per identificare le cause della malattia (Dobkin de Rios 1984: 38–42).

 

Il tabacco come tramite verso il sacro e veicolo dell’estasi sciamanica

Una delle prime raffigurazioni a stampa dell’uso del tabacco nelle popolaazioni Amerindie

Tuttavia, sebbene ci possa apparire implausibile a un primo sguardo, il tabacco è la pianta largamente più usata nell’immenso e potente dispensario allucinogeno del Nuovo Mondo, dal Canada alla punta meridionale dell’Argentina, dalla costa Atlantica a quella del Pacifico. (Brooks 1937:18; Wilbert 1987:9–132).

Ciò che rende così unico il tabacco e ubiquitario il suo uso sembra essere soprattutto la maneggevolezza del suo consumo. È una pianta più sicura da usare rispetto all’ayahuasca, al peyote, ai funghi allucinogeni; e i suoi effetti sono più prevedibili (La Barre 1980; Dobkin de Rios 1984:37–51; von Gernet 1992). Per questo il suo impiego è così vasto: dalle pratiche dei semplici guaritori ai rituali simbolici delle comunità; dalle cerimonie religiose alle tecniche sciamaniche dell’estasi. L’uso come allucinogeno da parte degli sciamani può sorprendere. Il tabacco oggi non è considerato una sostanza psichedelica. Occorre tuttavia tenere presenti le profonde differenze nel tipo e nell’utilizzo del tabacco nelle civiltà Amerindie rispetto ad oggi. Sembra in primo luogo acclarato che le specie Nicotiana rustica e Nicotiana tabacum allora utilizzate contenessero un tenore di nicotina molte volte più elevato delle attuali specie e varietà di tabacco commerciale, capace di indurre allucinazioni se ingerito o inalato in dosi consistenti (Haberman 1984; Adams 1990; Wilbert 1987:134–6; von Gernet 1992:20–1). Lo testimoniava già nel XVI secolo il naturalista svizzero Conrad Gesner, che aveva avuto modo di sperimentare il fumo di tabacco, chiamando vertiginosa la nuova pianta appena arrivata dalle Americhe in Europa, per “La sua capacità nel produrre vertigine e una sorta di ebbrezza.” È probabile peraltro che la preferenza verso le varietà di tabacco più potenti da parte delle popolazioni precolombiane possa aver portato a forme di selezione artificiale per quelle più capaci di garantire effetti psichedelici e quindi spirituali più intensi. Sembrerebbe inoltre che le specie antiche di tabacco contenessero diversi altri potenti alcaloidi capaci di indurre forme di esperienza psichedelica da soli o in combinazione tra loro e con la nicotina (Janiger and Dobkin de Rios 1976). La ricerca ha infine dimostrato che il tabacco veniva spesso mescolato con altre sostanze allucinogene (Siegel et al. 1977; Wilbert 1987:27–8, 100–1).

Intrinsecamente associato all’uso sciamanico e terapeutico del tabacco era quello sacrale. Il tabacco, albergo degli spiriti che pervadevano il mondo e mezzo per l’unione con gli uomini, veniva dato in offerta agli esseri sovrannaturali gettandolo nell’acqua, nelle fenditure delle rocce, nella terra, sul fuoco, verso il cielo attraverso il fumo. Queste pratiche venivano accompagnate da preghiere e invocazioni in attesa di favori e sicurezza.

 

Il disincantamento del tabacco e l’avvio dell’abuso in Europa

Jakob Balde’s Die truckene Trunkenheit (L’ebbrezzaasciutta), Nuremberg, 1658

L’uso del tabacco formava quindi un fondamentale complesso simbolico e pratico, straordinariamente ricco di implicazioni per l’adattamento psicofisico e la salute degli individui, la vita sociale, il rapporto con la natura. Qualcosa di estremamente distante dal valore e dalle finalità che assegniamo oggi al consumo di sigarette. Col venir meno dell’orizzonte sacro del tabacco restava, moltiplicata e sostanzialmente incontrollata, la sua pura, meccanica, dimensione psicotropa, di agente d’uso voluttuario e prodotto di consumo: qualcosa per sua natura suscettibile d’abuso.

Ne era consapevole solo pochi decenni dall’arrivo del tabacco in Europa anche Robert Burton (1577–1640), studioso inglese autore nel 1621 dell’Anatomia della melanconia, uno dei primi trattati interamente dedicati a ciò che oggi chiamiamo depressione, stato che perspicuamente così descriveva: “Se in terra c’è un inferno, si trova certamente nel cuore di un uomo melanconico”. Esaminando l’utilizzo del tabacco come forma di rimedio contro la malinconia, Burton scriveva: “Tabacco, divino, raro, sovraeccellente tabacco, tanto superiore a tutte le panacee, oro potabile e pietra filosofale, sovrano rimedio per tutti i mali. Un buon emetico, confesso, un’erba virtuosa, se fosse ben scelta, opportunamente presa e usata come medicamento; ma, dato che è comunemente abusata dalla gran parte degli uomini, come si fa con la birra, essa è una piaga, un male, una purga violenta per la borsa e la salute, infernale, diabolico e dannato tabacco, rovina e disfatta del corpo e dell’anima” (Anatomy of Melancholy II.4.2.2; traduzione mia)[i].

[i] “Tobacco, divine, rare, superexcellent tobacco, which goes farbeyond all panaceas, potable gold, and philosopher’s stones, a sovereign remedy to all disease. A good vomit, I confess, a virtuous herb, if it be well qualified, opportunely taken, and medicinally used; but, as it is commonly abused by most men, which take it as tinkers do ale, ’tis a plague, a mischief, a violent purger of goods, limb, health, hellish, devilish, out damned tobacco, the ruin and overthrow of body and soul.

 

Stefano Canali

 

Bibliografia

Adams, K.R. (1990) ‘Prehistoric reedgrass (Phragmites) “cigarettes” with tobacco (Nicotiana) contents: a case study from Red Bow Cliff Dwelling, Arizona’,
Journal of Ethnobiology 10:123–39.

Brooks, J.E. (1937–52) Tobacco, its History Illustrated by the Books, Manuscripts and Engravings in the Collection of George Arents, Jr., 5 vols, New York: The Rosenbach Company.

Dobkin de Rios, M. (1984) Visionary Vine, Prospect Heights, Illinois: Waveland Press.

Eliade, M. (1989) Shamanism, London: Arkana. Traduzione italiana: Lo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi, Edizioni Mediterranee, Roma, 1983.

La Barre W. (1970) ‘Old and New World narcotics: a statistical question and an ethnological reply’, Economic Botany 24:73–80.

Haberman, T.W. (1984) ‘Evidence for aboriginal tobaccos in eastern North America’, American Antiquity 49:269–87.

Hultkrantz, A. (1979) The Religions of the American Indians, Berkeley, California: University of California Press.

Janiger, O. and Dobkin de Rios, M. (1976) ‘Nicotiana an hallucinogen?’, Economic Botany 30:149–51.

Siegel, R.K., Collings, P.R. and Diaz, J.L. (1977) ‘On the use of tagetes lucida and nicotiana rustica as a Huichol smoking mixture: the Aztec “Yahutli” with
suggestive hallucinogenic effects’, Economic Botany 31:16–23.

von Gernet, A. (1992) ‘Hallucinogens and the origins of the Iroquoian pipe/tobacco/smoking complex’, in Hayes, C.F. III (ed.) Proceedings of the 1989 Smoking Pipe Conference. Research Records no. 22 of the Rochester Museum and Science Service, Rochester, New York.

Wilbert, J. (1987) Tobacco and Shamanism in South America, New Haven, Connecticut: Yale University Press.

Robert Burton (1577–1640) Anatomy of Melancholy II.4.2.2 (nella parte in cui vengono descritti i rimedi botanici della melanconia)

 

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