Scienziati della droga – smart drugs

Con il termine “Smart Drugs”, “droghe furbe”, si definiscono tutti quei composti sia di origine naturale che sintetica non proibiti dalle leggi vigenti sugli stupefacenti che possono contenere principi attivi con presunte o accertate proprietà psicoattive (1). La definizione di “Smart Drugs” è in continuo cambiamento, non solo per i diversi tipi di sostanze che di volta in volta rientrano in questa categoria, ma anche da un punto di vista concettuale e culturale. Negli anni ‘90 il termine “Smart Drugs” si diffuse negli Stati Uniti per indicare alcuni farmaci usati in medicina come coadiuvanti delle malattie senili. Nel 1991, fu pubblicato “Smart Drugs and Nutrients”, un libro scritto dal gerontologo americano Ward Dean e dal giornalista John Morgenthaler in cui si descrivevano una serie di sostanze con “azione sul cervello”, dette “nootropiche”, in grado di resuscitare ricordi dimenticati, di aumentare il quoziente di intelligenza, di aumentare la potenza sessuale, come ad esempio il piracetam o la lecitina (2). Solo alcune sostanze di origine vegetale contenenti principi psicoattivi erano menzionate nel libro. In realtà la dizione “americana” di “Smart Drugs” è rimasta invariata nel tempo: ancora oggi negli Stati Uniti le “Smart Drugs” sono una serie di sostanze farmacologicamente attive, che comprendono anche gli steroidi, in grado di agire sulla “performance” generale dell’individuo.

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