Prevenzione: “fare rete” serve, anche a lungo termine

Nei dibattiti pubblici riguardanti prevenzione e promozione della salute nella fascia d’età scolastica molto spesso emerge l’appello, da parte di operatori ed esperti del settore, a “fare rete”, ossia a creare una sinergia di intenti, risorse e obiettivi tra tutte le figure di riferimento adulte che gravitano attorno al delicato mondo dell’adolescenza. 

Questi appelli, spesso inascoltati per colpa di pregiudizi di fondo, o non attuati a causa di difficoltà organizzative, trovano ora ulteriore supporto da parte della ricerca scientifica: un nuovo studio longitudinale (protratto cioè per diversi anni), realizzato dal dipartimento di Sviluppo Sociale dell’Università di Washington, ha dimostrato che i giovani adulti cresciuti in un ambiente in cui un protocollo di prevenzione basato su evidenze scientifiche sia stato adottato dall’intera comunità sono meno propensi ad adottare comportamenti rischiosi, violenti o antisociali (come l’uso di sostanze o il bullismo). 

La ricerca, pubblicata sulle pagine dell’American Journal of Public Health, ha analizzato gli effetti -a distanza di oltre dieci anni- di un programma di prevenzione denominato Communities That Care (CTC) e li ha confrontati con quelli di altri approcci preventivi più tradizionali e meno “comunitari”. Gli studiosi hanno così seguito, attraverso questionari anonimi erogati a distanza di tempo, l’evoluzione sociale e comportamentale di oltre 4.000 ragazzi e ragazze, che avevano usufruito dei programmi di prevenzione durante la scuola media. 

Tra i dati più significativi che emergono dall’indagine, la percentuale di ragazzi/e che, all’età di 21 anni, dichiarava di non aver assunto alcol, tabacco o marijuana: era infatti del 49% più alta per il programma Communities That Care, se paragonata agli altri gruppi. Una tendenza, questa, riscontrata anche per quanto riguarda comportamenti violenti e/o criminali, come atti di vandalismo, furti e uso illegale di armi: in questo caso, i ragazzi e le ragazze del CTC presentavo il 18% in più di possibilità di rimanere “alla larga dai guai”. 

A questo link potete trovare l’articolo originale, così come pubblicato sulla rivista. 

 

 

 

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