Preistoria della cocaina. La pianta della Coca, tra Coevoluzione con l’uomo, adattamenti, usi medici e religiosi

La cocaina è un alcaloide estratto dalla pianta della specie Coca (Erythroxylum), di cui esistono numerose varietà. Cliccando qui è possibile leggere un breve post sugli effetti e i meccanismi d’azione della cocaina. Le foglie di Coca da sempre più consumate vengono da due varietà di arbusti nativi del Sud America, Erythroxylum coca and Erythroxylum novogranatense, che storicamente sono state coltivate su un area vastissima del continente americano.

La Coca è stata usata per millenni dagli indigeni del Nuovo Mondo, come stimolante, come alimento e come medicinale[1]. Il centro di diffusione dell’uso e della coltivazione della Coca è l’America centrale e meridionale[2], dove questa specie è da sempre cresciuta selvaggia. Testimonianze archeologiche dal Perù centrale indicano che la coltivazione della Coca era già presente intorno al 1900-1750 a.C.[3]. Questi dati sembrerebbero suggerire che tra la pianta della Coca e la specie umana sia esistita una forma di coevoluzione, cioè una storia di reciproci adattamenti per cui ognuna delle due ha tratto dei benefici in termini di fitness evolutiva, sopravvivenza e diffusione.

Gli alcaloidi della Coca, ovviamente soprattutto la cocaina, potrebbero aver fornito all’uomo una serie di vantaggi adattativi, come ad esempio la facilitazione degli adattamenti cardiovascolari, della termoregolazione e l’aumento della capacità di lavoro alle elevate altitudini. Allo stesso tempo, considerata l’azione anestetica, emostatica e insetticida della cocaina, nella medicina indigena delle prime popolazioni amerindie, la Coca potrebbe aver garantito una serie di azioni terapeutiche ad elevato valore adattativo, come la lotta al dolore, l’esecuzione di piccoli interventi chirurgici, la disinfezione e la disinfestazione da insetti e altri organismi infestanti[4].

L’analisi di resti umani mummificati datati intorno al 1000 a.C. ritrovati nel Cile settentrionale e attribuibili alla cultura dell’Alto Ramirez permette di attestare il consumo di Coca in quel periodo[5]. Mentre nella regione intorno a Nazca in Perù sono state rinvenute mummie di circa 2000 anni insieme alle chuspas, le tipiche piccole borse usate per tenere e portarsi dietro le foglie di Coca da consumare nell’arco della giornata[6].

Numerosi indicatori archeologici dell’uso di coca sono stati rinvenuti in vari siti localizzati nelle regioni andine e in alcune aree dell’America centrale. Un esempio sono le piccole ceramiche a forma di zucca ritrovate in molti siti archeologici: manufatti analoghi a quelli ancora oggi usati dalle popolazioni sudamericane che masticano le foglie di coca.

Altri oggetti archeologici che attestano l’uso della Coca sono le immagini e le statuette dei cosiddetti coqueros, cioè persone che presentano un rigonfiamento su una guancia prodotto da un bolo in fase di masticazione o suzione.

Arrte Precolombiana - Coqueros ritrovato nell'Ecuador settentrionaleI reperti iconografici più antichi relativi ai coqueros, databili intorno al 2000 a.C., sono stati ritrovati nell’attuale Ecuador fra i manufatti della Cultura Valdivia; tra cui alcune tazze per la calce e una figurina con evidenziato sul viso il bolo di coca[7].

L’uso di marcatori radioattivi sui capelli di resti umani mummificati rinvenuti nel Cile settentrionale ha permetto di stabilire che in quell’area l’uso della Coca era presente da oltre 2000 anni e che, almeno per la cultura Maitas Chiribaya, la gran parte degli adulti usava regolarmente le foglie di Coca[8].

Metaboliti della cocaina sono stati rilevati in numerosi resti umani mummificati dal Sud America, tra cui un gruppo di otto mummie scoperte in Cile ognuna con diversa datazione, dal 2000 avanti Cristo al 1500 dopo Cristo[9].

L’uso abituale di Coca è anche dimostrato dalle analisi dentali di resti umani ritrovati nelle coste Peruviane[10] e nel Cile settentrionale[11].

Nella cultura preistorica Chavin (900-200 a.C.), sono state ritrovate numerose evidenze indicanti che la prima foglia di Coca del raccolto andava offerta alla divinità prima di poter essere masticata dagli uomini[12]. L’uso religioso delle foglie di Coca, come per le altre piante psicoattive a lungo sovrapponibile a quello medico, è peraltro largamente attestato da numerosi reperti nelle regioni andine, ma questi sembrano indicare che il consumo fosse ristretto ai sacerdoti e alle élite sociali[13].

A eccezione dell’utilizzo nelle cerimonie religiose, l’uso preistorico delle foglie di coca sembra così compendiare quelli che saranno gli utilizzi moderni della cocaina, suo principale alcaloide: uso strumentale, finalizzato a migliorare l’efficienza psicofisica; utilizzo in medicina. Nel tempo, proprio la perdita della dimensione sacra e religiosa della sostanza psicoattiva ha favorito la diffusione di un utilizzo meramente voluttuario. Dalla rivoluzione industriale in poi questa tipologia di consumo si è radicata in nome delle logiche meramente strumentali e di consumo che sembrano regolare la parte più cospicua dei comportamenti dell’uomo occidentale negli ultimi due secoli. Per questa parte della storia consigliamo la lettura di un post sull’Ottocento e uno sul Novecento. Assoggettato alla logica del consumo, privato delle tradizionali regolazioni normative e religiose, l’alcaloide della Coca, peraltro estremamente più potente negli effetti psicoattivi rispetto alla pianta da cui è stato isolato, è diventato la causa di uno dei più preoccupanti comportamenti sregolati della contemporaneità.

Stefano Canali

 

Riferimenti bibliografici

[1] Grinspoon, L., & Bakalar, J. B. (1981). Coca and cocaine as medicines: An historical review. Journal of Ethnopharmacology, 3, 149–159; Martin, R. T. (1970). The role of coca in the history, religion, and medicine of South
America. Economic Botany, 24, 422–438.

[2] Plowman, T. (1984). The origin, evolution, and diffusion of coca, Erythoxylum spp.
In South and Central America. Papers of the Peabody Museum of Archaeology and Ethnology, 76, 125–163.

[3] Patterson, T. C. (1971). Central Peru: Its population and economy. Archaeology, 24, 316–321.

[4] Hanna JM, Hornick CA. Use of coca leaf in southern Peru: adaptation or addiction. Bull Narc. 1977 Jan-Mar;29(1):63-74.

[5] Rivera, M. A., Aufderheide, A. C., Cartmell, L. W., Torres, C. M., & Langsjoen, O. (2005). Antiquity of coca-leaf chewing in south central Andes: A 3,000 year archaeological record of coca-leaf chewing from northern Chile. Journal of Psychoactive Drugs, 37, 455–458.

[6] Cartmell, L. W., Aufderheide, A. C., Springfield, A., Weems, C., & Arriaza, B. (1991). The frequency and antiquity of prehistoric coca-leaf-chewing practices in northern Chile: Radioimmunoassay of a cocaine metabolite in human-mummy hair. Latin American Antiquity, 2, 260–268.

[7] Vidart, D. (1991). Coca, cocales y coqueros en America andina. Bogata: Editorial Nueva America.

[8] Cartmell, L. W., Aufderheide, A. C., Springfield, A., Weems, C., & Arriaza, B. (1991).The frequency and antiquity of prehistoric coca-leaf-chewing practices in northern Chile: Radioimmunoassay of a cocaine metabolite in human-mummy hair. Latin American Antiquity, 2, 260–268.

[9] Cartmell, L. W., Aufderheide, A., & Weems, C. (1991). Cocaine metabolites in pre-Columbian mummy hair. Journal of the Oklahoma State Medical Association, 84, 11–12.

[10] Indriati, E., & Buikstra, J. E. (2001). Coca chewing in prehistoric coastal Peru: Dental evidence. American Journal of Physical Anthropology, 114, 242–257.

[11] Langsjoen, O. M. (1996). Dental effects of coca chewing in antiquity. American Journal of Physical Anthropology, 101, 475–489.

[12] Burger, R. L. (1988). Unity and heterogeneity within the Chavin horizon. In R. W. Keatinge (Ed.), Peruvian prehistory: An overview of pre-Inca and Inca society (pp. 99–144). Cambridge: Cambridge University Press.

[13] Appelboom, T. (1991). La consommation de coca dans l’Histoire. VerhandelingenKoninklijke Academie voor Geneeskunde van Belgie, 53, 497–505

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