Le sostanze psicoattive e il bisogno di trascendenza. Aldous Huxley e le porte della percezione

Aldous Huxley è stato uno degli scrittori e intellettuali più eclettici, originali e produttivi del XX secolo. Romanziere e saggista, laureato in lettere e anche in scienze naturali, Huxley si interessò anche di filosofia, filosofie orientali e misticismo. agli inizi degli anni Cinquanta, questi ultimi interessi lo spinsero a sperimentare le sostanze allucinogene, in particolare la mescalina, sotto la supervisione di Humpry Osmond, uno psichiatra inglese che dal 1951 stava usando varie sostanze psichedeliche per indagare la patogenesi della schizofrenia. Nel 1954, Huxley pubblicava Le porte della percezione, un saggio ispirato dalle sue esperienze con la mescalina.

Peraltro anche in Brave New World (Il mondo nuovo), il suo libro più famoso ma scritto quasi vent’anni prima delle sue ricerche con Osmond, Huxley metteva al centro una sostanza psicoattiva, il Soma. Nel futuro distopico descritto da Huxley in questo romanzo tuttavia l’agente psicotropo, un euforizzante senza effetti collaterali, viene distribuito gratuitamente dallo stato a tutti i cittadini e sin dall’infanzia come strumento per ottenere il totale controllo sociale.

Le sue riflessioni filosofiche e le sperimentazioni psichedeliche avevano convinto Huxley che le sostanze psicoattive fossero lo strumento per la soddisfazione di un innato bisogno di trascendenza della specie umana.

 

Paul Klee, Senecio, 1922

“Il bisogno di trascendere la personalità cosciente dell’Io, come ho detto, è un’inclinazione principale dell’anima. Quando, per una qualunque ragione, gli uomini e le donne mancano di trascendere se stessi con l’adorazione, le opere buone e gli esercizi spirituali, sono infatti a ricorrere ai surrogati chimici della religione: alcol e “pillole della felicità” nell’Occidente moderno, alcol e oppio in Oriente, hashish nel mondo maomettano, alcol e marijuana nell’America Centrale, alcol e coca nelle Ande, alcol e barbiturici nelle più aggiornate regioni del Sudamerica.”[1]

 

Questo bisogno, argomentava Huxley, è così radicato, insopprimibile che immaginare un mondo senza sostanze significa pensare a una condizione impossibile.

 “Che l’umanità in genere sarà mai in grado di fare a meno dei Paradisi Artificiali, sembra molto improbabile. La maggior parte degli uomini e delle donne conduce una vita, nella peggiore delle ipotesi così penosa, nella migliore così monotona, povera e limitata, che il desiderio di evadere, la smania di trascendere se stessi, sia pure per qualche momento, è, ed è stato sempre, uno dei principali bisogni dell’anima. L’Arte e la Religione, i carnevali e i saturnali, la danza e l’oratoria, sono serviti tutti, come disse H. G. Wells, da Brecce nel Muro. E per l’uso privato e quotidiano vi sono sempre stati gli stupefacenti che si sviluppano in bacche o si estraggono dalle radici, tutti, senza eccezione, sono stati conosciuti e sistematicamente usati dagli esseri umani da tempo immemorabile. E a questi modificatori naturali della coscienza, la scienza moderna ha aggiunto la sua parte di sostanze sintetiche, il cloralio, per esempio, e la benzedrina, i bromuri e i barbiturici.

Per l’uso illimitato l’Occidente ha permesso soltanto l’alcol e il tabacco. Tutte le altre Brecce chimiche nel Muro sono etichettate Narcotici, e i consumatori non autorizzati sono tossicomani. Oggi si spende molto di più per bere e per fumare di quanto si spenda per l’educazione. […]I problemi sollevati dall’alcol e dal tabacco non possono essere risolti, va da sé, con la proibizione.

L’unica politica ragionevole è di aprire altre migliori brecce nella speranza di indurre gli uomini e le donne a cambiare le vecchie e cattive abitudini per altre nuove e meno dannose.”[2]

Era una posizione antitetica a quella che nello stesso periodo veniva assunta da Henry Michaux, anch’egli alle prese con la sperimentazione delle sostanze allucinogene. Michaux sosteneva che il rapporto che il rapporto con le sostanze psicotrope tende a riprodurre uno stato paradigmatico dell’esistenza umana: la subordinazione ad una autorità che controlla e manipola la coscienza e il comportamento. Lo psicotropismo cioè la tendenza a modificare gli stati mentali è senza dubbio uno dei fenomeni più caratterizzanti e dei bisogni più acuti della nostra specie. Le sostanze psicoattive costituiscono da sempre uno dei strumenti principali con cui si cerca di controllare i processi mentali e la coscienza. Ma in questo modo, come nel caso dell’abuso e delle dipendenze, le sostanze possono finire per diventare un veicolo di subordinazione a un’autorità, uno strumento di delega e manipolazione dell’Io.  Le sostanze sarebbero così una parte del sistema di autorità, che plasma e controlla la psiche degli individui, e di cui fanno parte la famiglia, gli educatori scolastici e lo stato. Per questo, sostiene Michaux, ogni uomo vive costantemente, anche sotto l’effetto di sostanze psicoattive, all’interno di un giogo di vincoli e restrizioni all’indipendenza della soggettività, permanentemente impossibilitato ad esprimere la sua libertà individuale.

D’altra parte, la connotazione positiva della mescalina che Huxley offre ne Le porte della percezione era macchiata da un dato esperienziale che egli non aveva potuto tacere, quello del deterioramento della volontà conseguente all’uso della sostanza. Così scriveva: «Sebbene l’intelletto rimanga inalterato e sebbene la percezione sia enormemente migliorata, la volontà subisce un profondo cambiamento in peggio. Il consumatore di mescalina non vede ragione di fare niente in particolare e trova la maggior parte delle cause per le quali, in tempi normali, egli era pronto ad agire e a soffrire, profondamente prive di interesse.»[3]

La liberazione della mescalina allora passa, come nel progetto etico del filosofo Arthur Schopenhauer[4], nell’azzeramento della volontà, unica condizione di felicità totale. Ma, a differenza dell’elevazione morale predicata da Schopenhauer, che si ottiene per successive, attive e dolorose rinunce, a prezzo di un impegno gravosissimo, come conquista individuale, la liberazione che si ottiene dalla mescalina costa l’abdicazione al controllo dell’individualità. La droga costringe allora, in realtà, alla peggiore forma di subordinazione, perché sottrae ad ogni volontario controllo psichico la vita della nostra coscienza. L’esperienza drogata diventa in questa prospettiva alienazione chimica, spossessamento dell’interiorità, delega del dovere morale a sostanze a noi estranee.

Stefano Canali

Riferimenti bibliografici

[1] Aldous Huxley, Le porte della percezione, Mondadori, Milano, p. p.53

[2] Aldous Huxley, Le porte della percezione, Mondadori, Milano, pp. 49-51

[3] A. Huxley, Le porte della percezione, Mondadori, Milano, 1979, pp. 26-26

[4] A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Laterza, Bari

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