La dipendenza è una scelta?

Secondo l’attuale prospettiva biomedica la dipendenza sarebbe una malattia cronica del cervello caratterizzata dalla perdita del controllo volontario sull’uso di una droga, di una sostanza psicoattiva o su un comportamento, come nel caso del gioco d’azzardo. Per questa ragione, i diversi modelli teorici dell’autocontrollo elaborati dalle scienze cognitive offrono nuove interessanti prospettive per la ricerca sulle dipendenze e la loro comprensione. Tuttavia, le ricerche etnografiche sui modi con cui si dà il consumo tra le persone con dipendenza, le osservazioni sui soggetti dipendenti all’interno dei contesti di cura e gli stessi sviluppi delle scienze e delle neuroscienze cognitive dell’autocontrollo sembrano suggerire che le dipendenze non possano essere considerate una compromissione del controllo volontario del comportamento, una patologia dell’autocontrollo rispetto agli impulsi correlati alle sostanze.

Alla luce di queste evidenze, forse sarebbe più corretto interpretare i comportamenti dei soggetti con dipendenza come esito di processi decisionali. L’uso delle sostanze e anche ciò che definiamo abuso scaturirebbero cioè da una forma di scelta, sebbene più o meno consapevole. La dipendenza potrebbe essere l’esito cumulativo di processi di calcolo e composizione contingente del valore soggettivo dei fattori viscerali, somatici, emotivi, motivazioni, dei desideri, dei valori personali, delle norme sociali, delle ricompense, delle punizioni, dei vantaggi e degli svantaggi associati al consumo della sostanza o al comportamento da cui una persona dipende. È certamente una dinamica condizionata da una potente forza emotiva e motivazionale che direziona l’attenzione, i pensieri e l’azione verso l’oggetto della dipendenza. Questa forza vincolante è originata dalla modificazione dei processi cerebrali e psicologici indotta dalla ripetizione dell’uso della sostanza o del comportamento da cui una persona dipende. Ma non è una forza incoercibile. Un soggetto dipendente non diventa un automa o uno zombie. Come dimostra gran parte delle traiettorie esistenziali delle persone che hanno sofferto questa condizione, la dipendenza lascia sempre un margine di libertà e quindi di responsabilità alla persona, altrimenti il recupero – che implica la scelta di cambiare e il successivo controllo del desiderio verso la sostanza – sarebbe impossibile.

La spiegazione delle dipendenze all’interno del quadro dei processi decisionali, come scelta condizionata dall’apprendimento di un certo tipo di rapporto con una sostanza o un comportamento, ma pur sempre scelta, possiede peraltro una importante ricaduta delle strategie di cura. Nel percorso di recupero è fondamentale l’autoefficacia e questa esiste se chi vive una dipendenza continua a credere di avere una possibilità di controllo, se i sistemi di cura e la società riproducono questa credenza e rendono la sua attuazione possibile, desiderabile, chiaramente vantaggiosa.

L’autoefficacia percepita è infatti determinante anche nella regolazione del rapporto con le sostanze ed è manipolabile nell’individuo e anche attraverso interventi sociali in grado di migliorare l’efficacia collettiva all’interno della quale è inscritta e modulata l’efficacia che un individuo si attribuisce (Bandura, 1999). D’altra parte, numerosi studi sperimentali hanno indicato che ridotti livelli di credenza nel libero arbitrio e nell’autocontrollo sono associati a un più elevato uso di droghe, a un minor numero di tentativi di smettere e anche a un numero più elevato di tentativi infruttuosi. Ciò suggerisce che l’idea della dipendenza come compromissione cronica dell’autocontrollo sulla sostanza non solo rappresenta in modo inaccurato questa condizione ma può anche contribuire a sabotare l’efficacia dei percorsi di recupero, il trattamento dei soggetti dipendenti. Questa concezione infatti mina la credenza dell’autocontrollo, accresce il potere percepito delle sostanze che creano dipendenza e diminuisce la percezione della propria capacità di scelta, la propria responsabilità, favorendo così una profezia che si autoavvera.

Ho affrontato il tema in diversi articoli precedenti, ad esempio “Automi, zombie o persone responsabili? Quanto è libera la volontà nelle dipendenze?”. Discuto questa prospettiva in modo articolato nel saggio “Autocontrollo e dipendenze” appena pubblicato all’interno del volume “Psicopatologia e scienze della mente. Dalla psichiatria organicista alla neuropsichiatria cognitiva” dall’editore Carocci.

Stefano Canali

Questo l’indice completo del volume:

 

Premessa di Rossella Guerini e Massimo Marraffa

 

Parte prima

La psichiatria tra scienze cognitive e teoria dell’evoluzione: prospettive e problemi

 

    1. La malattia mentale come disfunzione neurobiologica. Storia delle idee, problemi e proposte di Massimiliano Aragona

L’empirismo fenomenico di stampo naturalista/La fisiopatologia neurocognitiva/Una terza via: la costruzione dei sintomi mentali/Conclusioni

 

  1. Sulla natura del disturbo mentale di Maria Cristina Amoretti

Naturalismo vs normativismo/Modello medico debole vs modello medico forte/Conclusioni

 

  1. Il problema della classificazione dei disturbi mentali di Elisabetta Lalumera

Sul processo di inclusione o esclusione di disturbi dalla nosologia psichiatrica: il disturbo da accumulo/Sulla possibile scomparsa di Narciso/Conclusioni

 

  1. Modelli di spiegazione del disturbo mentale di Raffaella Campaner

La malattia mentale come oggetto di spiegazione/La spiegazione causale/Funzioni e disfunzioni/La spiegazione computazionale/Il ruolo dell’esperienza nella spiegazione della malattia/Conclusioni: un approccio globale?

 

  1. Il paradosso dell’evoluzione: disturbi mentali e selezione naturale di Elisabetta Sirgiovanni

La psichiatria evoluzionistica: storia e sviluppi/Tipi di spiegazione psichiatrico-evoluzionistica/Critiche e risposte

 

Parte seconda

Psichiatria e scienze cognitive in interazione

 

  1. Mindreading e introspezione di Rossella Guerini e Massimo Marraffa

Mindreading e disturbi dello spettro autistico/Introspezione i: la tesi della parità io/altro/Introspezione ii: teorie del senso interno/Introspezione III: la variante sensoriale-interpretativa della tesi della parità/Conclusioni

 

  1. Credenze deliranti di Aurora Alegiani, Emiliano Loria e Massimo Marraffa

Il delirio come spiegazione di un’anomalia percettiva/Il modello bifattoriale/Il modello narrativista/Conclusioni

 

  1. La confabulazione di Miriam Aiello

AAA. Storie false e malfondate cercano definizione affidabile e referenziata/Tipizzazioni interne, demarcazioni esterne, pluralismo causale/Paradigma mnemonico/Paradigma epistemico/Confabulazione e filosofia delle scienze cognitive/Conclusioni

 

  1. La consapevolezza agentiva di Mariaflavia Cascelli

Senso di agentività e senso di proprietà/Controllo motorio, consapevolezza dell’azione e consapevolezza del sé agente/Il senso di agentività tra meccanismi “predittivi” e meccanismi “retrodittivi” nella schizofrenia e nella sindrome dello spettro autistico/Deficit di SOA nella psicosi: un’eccezione al principio di immunità?/Conclusioni

 

  1. Autocontrollo e dipendenze di Stefano Canali

La definizione del concetto di dipendenza/La dipendenza come disturbo cognitivo: un apprendimento patologico/Cos’è l’autocontrollo?/ Modelli teorici dell’autocontrollo e delle dipendenze/Neuroscienze cognitive dell’autocontrollo/Nelle dipendenze quanto è compromesso il controllo sull’uso delle sostanze? /L’uso delle sostanze nelle dipendenze come effetto di processi decisionali/Conclusioni

 

  1. L’imputabilità degli psicopatici di Luca Malatesti

La psicopatia: alcuni cenni storici e la sua misurazione/L’obiezione riguardo l’imputabilità degli psicopatici (OIP)/Lo status di malattia mentale della psicopatia/La comprensione morale negli psicopatici/La capacità di controllo negli psicopatici/Conclusioni

 

Parte terza

Il contributo della psicologia dinamica alla psichiatria in una cornice cognitivo-evoluzionistica

 

  1. Attaccamento e motivazione di Riccardo Williams

La nascita della teoria dell’attaccamento/Il sistema comportamentale dell’attaccamento/Sviluppo del sistema dell’attaccamento e differenze individuali/I modelli operativi interni/Attaccamento e psicopatologia/I sistemi motivazionali nelle prospettive contemporanee/Conclusioni

 

  1. Le emozioni di Cristina Meini

Emozioni: la storia recente/BET e disturbo di Urbach-Wiethe/Costruttivismo e introspezione emotiva/Social biofeedback/Conclusioni

 

  1. Dissociazione e trauma di Valentina Questa

La teoria della dissociazione di Pierre Janet/Inconscio freudiano e inconscio cognitivo/ La tradizione psicodinamica, le neuroscienze e l’attuale psicopatologia del trauma/Prospettive per la psicoterapia/Conclusioni

 

  1. Disturbi affettivi: trattamenti a confronto per prospettive future di Carlo Lai, Emiliano Loria e Gaia Romana Pellicano

Neuroscienze cliniche e psicopatologia/Epigenetica/Analisi di trattamenti per la depressione maggiore/Il ruolo della corteccia cingolata anteriore/Conclusioni

 

  1. Disturbi dell’attaccamento e agire morale di Silvia Inglese e Andrea Lavazza

L’agire morale e la sua genesi/L’attaccamento come caso esemplare/Attaccamento disfunzionale, comportamento e cura/Due approcci all’agire morale patologico/Conclusione: una via mediana

 

Bibliografia

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Stefano Canali

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