Cos’è una droga? Una impossibile definizione tra scienza ed etica

La definizione di droga data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità suona così: “ogni sostanza, naturale o artificiale, che modifica la psicologia o l’attività mentale degli esseri umani”. (United Nation, Bulletin of Narcotics, 1967, n.19)

bottiglietta eroina dei primi anni del Novecento, quando questa sostanza era legale e commercializzata come farmaco antidolorifico, per la tosse e per la disintossicazione dei morfinomani
bottiglietta eroina dei primi anni del Novecento, quando questa sostanza era legale e commercializzata come farmaco antidolorifico, per la tosse e per la disintossicazione dei morfinomani

Un primo aspetto meritevole di attenzione è che la definizione di droga sembra dimenticare che ogni stimolo ambientale o interno, somatico o psicologico, modifica le funzioni e anche l’anatomia del cervello e quindi l’attività mentale degli esseri umani. In altre parole ogni esperienza e ogni sostanza e più o meno acutamente psicoattiva. Andrebbe specificato allora in quale modo peculiare le droghe modifichino le funzioni psichiche e quale diversità ciò abbia con altri agenti, elementi, metodi, tecniche o esperienze che modulano, o vengono deliberatamente utilizzate per modificare, gli stati mentali. Dal punto di vista neurochimico? Questo non sembrerebbe, considerato che il cervello decodifica e processa ogni stimolo afferente allo stesso modo, usando correnti elettriche e mediatori chimici, modulando l’attività genica nei neuroni e la loro struttura. Sempre allo stesso modo, sia questo stimolo una droga, uno psicofarmaco, un ingrediente neuroattivo o capace di mediare in modo indiretto l’attività dei neuroni, un ormone o altro messaggero endogeno, una percezione un ricordo, un’emozione, un ragionamento, un apprendimento, un comportamento e così via. Ad occhio sembra una questione di intensità, sembra che ciò che caratterizzi una droga sia la capacità di innescare modificazioni improvvise e acute nei processi mentali. In questo caso però andrebbe anche l’alcol dovrebbe rientrare nella definizione di droga, così come molti psicofarmaci – si pensi agli antipsicotici -, ma ciò non accade nel linguaggio comune, nei discorsi pubblici e nella regolazione del loro uso, che generalmente, a differenze di molte altre sostanze psicoattive non è illegale.

Al contrario se si pensa alle droghe come agenti in grado di modificare in acuto e con grande intensità i processi psicologici, allora dovremmo considerare tali anche i comportamenti capaci di ciò. Si pensi ad esempio agli effetti di girare su se stessi, oppure a talune tecniche rituali usate per indurre alterazioni mentali transitorie, come la musica, la meditazione, certe danze e così via.

Allora è evidente che la definizione di droga rimanda a un piano che non viene chiaramente esplicitato, quello legale o più in generale quello culturale, morale. Gli psicofarmaci e molte altre sostanze per uso voluttuario, come la nicotina e l’alcol, modificano gli stati psicologici e il comportamento ma non sono definite droghe. Ciò che chiamiamo droga è generalmente una sostanza psicotropa illegale, anche se taluni agenti psicoattivi leciti, come ad esempio l’alcol, possiedono un potenziale d’abuso, rischi sanitari e costi sociali assai più elevati di molte sostanze al bando.

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Stefano Canali

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