Guarire dalla dipendenza. Più che la volontà fu lo stratagemma.

Pablo Picasso, Bottiglia e bicchiere di vino su un tavolo, 1912

Filosofi, psicologi cognitivi e sociali, opinione pubblica spesso condividono l’idea che la forza di volontà sia fondamentale per il recupero dalla dipendenza. Questa peraltro è una convinzione molto diffusa anche tra le persone che vivono questa condizione e cercano di uscirne. Tuttavia le ricerche e le spiegazioni teoriche sembrano suggerire che la forza di volontà abbia un ruolo tutto sommato relativo. Molto di più contano le strategie con cui si controlla il desiderio della sostanza, l’esposizione agli stimoli emotivi, ambientali e relazionali che tendono a evocare il consumo e innescare i comportamenti di ricerca e uso.

Tra queste ricerche segnaliamo lo studio qualitativo longitudinale triennale finanziato dall’Australian Research Council e intitolato ‘Addiction, identity and moral agency, integrating theoretical and empirical approaches’. La ricerca, condotta su un campione di soggetti dipendenti (oppiacei, alcol e metamfetamine), intendeva rilevare la percezione soggettiva del loro comportamento, dell’autocontrollo e di come questo ultimo si sviluppa nel tempo quando avviano un percorso di recupero.

Nello studio, la maggior parte dei partecipanti si descriveva come dotata di una grande forza di volontà e di una chiara intenzione di smettere. Tuttavia, il monitoraggio del consumo e l’effettivo sviluppo del percorso di recupero hanno dimostrato che non sembra esistere alcuna correlazione tra sentire, dichiarare, di avere una forte volontà di smettere e il recupero, l’uscita dalla dipendenza. Ciò che distingueva le persone in ripresa stabile da quelle che non riuscivano ad attenuare i sintomi della dipendenza era il numero di strategie comportamentali citate e usate dai partecipanti per limitare l’esposizione alla sostanza, il desiderio e il suo consumo.

Un’altra correlazione evidente è il rapporto tra credenza nell’efficacia delle strategie per controllare il desiderio e il consumo e l’effettivo recupero. Ciò suggerirebbe di fare educazione tra i pazienti a proposito del ruolo determinante delle strategie comportamentali, di indicare quali sono le più efficienti, farle provare, perché questa consapevolezza potrebbe favorire credenze più forti sulla loro efficacia e quindi un maggiore utilizzo.

Stefano Canali

Riferimento bibliografico:

Anke Snoek, Neil Levy, Jeanette Kennett, Strong-willed but not successful: The importance of strategies in recovery from addiction. Addictive Behaviors Reports. Volume 4, December 2016, Pages 102–107

https://doi.org/10.1016/j.abrep.2016.09.002

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