Fattori di rischio per il gioco d’azzardo patologico

In modo non privo di controversie e forzature teoriche, la dipendenza senza sostanze sembra essere diventata la nuova frontiera della psicopatologia moderna. Il cibo, il sesso, il lavoro, gli acquisti, internet, i social media, la televisione e il gioco d’azzardo sono comportamenti socialmente accettati e rischiano di diventare elementi che agevolano la comparsa di dipendenza attraverso un duplice meccanismo. Il primo è la loro capacità di aumentare le fonti e il livello di stress, soprattutto quando il consumo diventa intenso e sottrae tempo alle altre normali occupazioni e alle relazioni. Il secondo meccanismo in grado di alimentare il rischio di dipendenza di questi comportamenti sta nella sottoregolazione dei livelli di attività del sistema cerebrale che media la ricompensa e i processi motivazionali provocata dalla eccessiva attivazione di questo stesso sistema. Ciò peraltro determina l’accentuazione dell’impulsività e della tendenza all’immediata gratificazione[1]. I soggetti a elevato consumo di comportamenti che sollecitano il sistema della ricompensa sono costretti a rincorrere lo spostamento in alto della soglia di attivazione del sistema che media il piacere, la gratificazione e la motivazione, aumentando la frequenza e l’intensità di questi comportamenti.

Edward Munch, Al tavolo della Roulette a Monte Carlo. 1892. 74,5 × 116 cm. Munch Museum, Oslo – Copia

Tra le possibili forme di dipendenza comportamentale, il disturbo da gioco d’azzardo è tra quelli che destano maggiore preoccupazione, a causa dei risvolti spesso drammatici per tutta la famiglia legati all’indebitamento del giocatore.

La quinta versione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (APA, 2015) denomina il comportamento da gioco patologico come “Disturbo da gioco d’azzardo”, ponendolo nella sottocategoria  “Disturbi non correlati a sostanze” e lo definisce come un “… comportamento problematico persistente o ricorrente legato al gioco d’azzardo che porta a disagio o compromissione clinicamente significativi” (devono essere soddisfatti almeno 4 o più criteri nell’arco di 12 mesi) i cui sintomi comportamentali sembrano comparabili a quelli prodotti dai disturbi da uso di sostanze[2].

La perdita di controllo del limite ossia il rapporto di dipendenza che la persona sviluppa nei confronti del gioco sposta l’asse dall’area del piacere a quella della patologia. Il giocatore patologico ha perso il controllo sulle sue attività di gioco, mente, sperimenta problemi nell’ambito lavorativo, familiare, sociale a causa del gioco, arrivando persino talvolta a rubare o commettere altri illeciti nel tentativo costante di cercare di recuperare le perdite. Nella terra di mezzo ci sono i giocatori a rischio, coloro che non hanno sviluppato un comportamento francamente patologico (così come riconosciuto dai criteri diagnostici del DSM 5) ma che sempre più spesso fanno fatica a porre un limite al comportamento di gioco

Come per tutte le forme di dipendenza, sono chiamati in causa diversi fattori di vulnerabilità e di protezione. Tra i fattori di vulnerabilità individuali si annoverano le alterazioni dei sistemi della ricompensa che sono tra l’altro legate ad alcuni tratti di personalità come l’impulsività e la ricerca di sensazioni forti.  I fattori di vulnerabilità sociali possono essere individuati nelle relazioni familiari problematiche, nella scarsa presenza di offerte attive di prevenzione e nelle carenze normative. Anche, l“oggetto” della dipendenza e le sue caratteristiche svolgono un ruolo fondamentale. In particolare, sembrano essere incidenti la facile disponibilità e accessibilità dei giochi d’azzardo, l’alta frequenza d’uso, l’intensità, la capacità di creare un effetto gratificante e allo stesso tempo un effetto inibente su ansia, pensieri ossessivi, depressione e noia[3] [4].

 

Fattori neurobiologici di vulnerabilità

Diverse ricerche hanno dimostrato una correlazione tra la fisiopatologia del disturbo da gioco d’azzardo e un certo sbilanciamento all’interno di diversi sistemi di neurotrasmettitori, soprattutto in quelli implicati nelle emozioni, nella ricompensa e nei processi motivazionali (sistema della dopamina, della serotonina, della noradrenalina e degli oppiodi endogeni)[5] [6].

Le alterazioni del sistema dopaminergico sarebbero responsabili della forte tendenza a cercare situazioni che forniscono alti livelli di piacere e di attivazione e questa tendenza a sua volta determinerebbe un aumento del rilascio di dopamina e un aumento della sensazione di piacere [7] [8]. Questo a sua volta provocherebbe il relativo scaricamento di questo sistema per le normali funzioni edoniche e motivazionali.

Il malfunzionamento del sistema serotoninergico, coinvolto nella regolazione di un’ampia gamma di funzioni e comportamenti (umore, ansia, apprendimento, sesso, appetito e impulsività) sarebbe invece collegato a un aumento della vulnerabilità a comportamenti impulsivi come aggressioni e anche ideazioni e tendenze suicididarie[9]. Il sistema degli oppioidi endogeni, che contribuisce a diminuire la percezione del dolore, dell’ansia e a produrre euforia, sembrerebbe iperattivato nei giocatori d’azzardo patologici e ciò spiegherebbe anche certi livelli di efficacia dei trattamenti con farmaci antagonisti degli oppiacei come il naltrexone e il nalmefene[10] [11].

Roy et al.[12] hanno osservato la presenza di alti livelli di concentrazione di metaboliti della noradrenalina nel liquido corticospinale e di noradrenalina nell’urina indicante un coinvolgimento del sistema noradrenergico nel disturbo da gioco d’azzardo. Ricordiamo che i neuroni noradrenergici sono densamente concentrati nel nucleus ceruleus, un centro coinvolto nella regolazione dei livelli di vigilanza e della risposta allo stress e a stimoli nuovi.

Studi di neuroimmagine hanno evidenziato una ipoattivazione della regioni della corteccia prefrontale che fanno parte del circuito della ricompensa cerebrale. Questa riduzione dell’attività corticale potrebbe correlare a una minore capacità di regolare cognitivamente e volontariamente il desiderio del gioco e l’impulso verso i comportamenti di ricerca e consumo del gioco d’azzardo[13].

 

Tratti di personalità correlati al gioco d’azzardo patologico

I Disturbi di Personalità vengono raggruppati in tre Cluster (insiemi). I disturbi di personalità del Cluster A sono caratterizzati da condotte di comportamento strane o eccentriche, quelli del Cluster B sono caratterizzati da condotte di comportamento drammatici o eccentrici e infine quelli del Cluster C sono caratterizzati da condotte di comportamento ansioso o inibito. Seguendo questo approccio categoriale, molti studi hanno trovato una forte associazione tra disturbo da gioco d’azzardo e i cluster di personalità B. E’ stata osservata un’alta prevalenza del disturbo di personalità antisociale, borderline, istrionico e narcisistico tra i giocatori patologici[14] [15] , così come ricorrenti sono i tratti di personalità di impulsività, di disregolazione emotiva, di ricerca delle sensazioni e di novità  che sembrano essere alla base dei comportamenti disfunzionali messi in atto da questi individui[16] [17].

L’approccio dimensionale presuppone l’esistenza di un continuum lungo lo spettro psicopatologico, nel quale i Disturbi di Personalità rappresentano l’estremo maladattivo[18], i tratti temperamentali Sensation Seeking, della ricerca di sensazioni[19]e Novelty Seeking, della ricerca di novità[20] possono essere più spesso associati alla “personalità dipendente” e caratterizzano i giocatori d’azzardo, sia che essi vengano classificati patologici sia sociali.

In sintesi, lo sviluppo di questo tipo di dipendenza presuppone uno stato di vulnerabilità preesistente al contatto con il gioco d’azzardo. Se questo contatto avviene in carenza di fattori protettivi (scarso attaccamento parentale, deficit del controllo famigliare, stress elevato, bassa presenza di sistemi sociali protettivi, ecc.) allora esiste il rischio che possa insorgere una forma di dipendenza patologica[21].

Adele Minutillo e Stefano Canali

 

Riferimenti bibliografici

[1] Alonso-Fernandez F., (1996). Las otras drogas. Ediciones Temas de Hoy. (trad. it.) (1999). Le altre droghe. Cibo Sesso Televisione Acquisti Gioco Lavoro. Edizioni Universitarie Romane, Roma.

[2] American Psychiatric Association. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore 2015

[3] Bouju G, Grall-Bronnec M, Landreat-Guillou M, Venisse JL. Pathological gambling: risk factors. Encephale. 2011 Sep;37(4):322-31. doi: 10.1016/j.encep.2011.01.003

[4] Potenza MN. How central is dopamine to pathological gambling or gambling disorder?  Frontiers in behavioral neuroscience, 2013.

[5] Conversano C, Marazziti D, Carmassi C, Baldini S, Barnabei G, Dell’Osso L. Pathological gambling: a systematic review of biochemical, neuroimaging, and neuropsychological findings. Harv Rev Psychiatry 2012; 20: 130-48.

[6] Zack M, Poulos CX. Parallel roles for dopamine in pathological gambling and psychostimulant addiction. Curr Drug

[7] Zack M, Poulos CX. Parallel roles for dopamine in pathological gambling and psychostimulant addiction. Curr Drug Abuse Rev 2009; 2: 11-25.

[8] Blum KC, Cull JG, Braverman ER, Comings DE. Reward deficiency syndrome. Am Sci 1996; 84: 132-45

[9] Ryding E, Ahnlide JA, Lindstrom M, Rosen I, Traskman-BendzL. Regional brain serotonin and dopamine transporter binding capacity in suicide attempters relate to impulsiveness and mental energy. Psychiatry Res 2006; 148: 195-203.

[10] Grant JE, Kim SW. An open-label study of naltrexone in the treatment of kleptomania. J Clin Psychiatry 2002; 63: 349-56. 

[11] Grant JE, Potenza MN, Hollander E, et al. Multicenter investigation of the opioid antagonist nalmefene in the treatment of pathological gambling. Am J Psychiatry 2006; 163: 303-12.

[12] Roy A, Adinoff B, Roehrich L, et al. Pathological gambling. A psychobiological study. Arch General Psychiatry 1988; 45: 369-73.

[13] Reuter JR, Raedler T, Rose M, Hand I, Gläscher J, Büchel C. Pathological gambling is linked to reduced activation of the mesolimbic reward system. Nat Neurosci 2005; 8: 147-8.

[14]  Fernandez-Montalvo J, Echeburua E. Pathological gambling and personality disorders: an exploratory study with the IPDE. J Pers Disord 2004; 18: 500-5.

[15]Blaszczynski A, Steel Z. Personality disorders among pathological gamblers. J Gambl Stud 1998; 14: 51-71.

[16] Clarke D. Impulsiveness, locus of control, motivation and problem gambling. J Gambl Stud 2004; 20: 319-45.

[17] 29. Martinotti G, Andreoli S, Giametta E, Poli V, Bria P, Janiri L. The dimensional assessment of personality in pathologic and social gamblers: the role of novelty seeking and self-transcendence. Compr Psychiatry 2006; 47: 350-6.

[18] Le Bon O, Basiaux P, Streel E, et al. Personality profile and drug of choice; a multivariate analysis using Cloninger’s TCI on heroin addicts, alcoholics, and a random population group. Drug Alcohol Depend 2004; 73: 175-82.

[19] Zuckerman M. The sensation seeking motive. In: Maher BA (ed). Progress in experimental personality research. New York: Academic Press, 1974.

[20] Cloninger CR. A systematic method 37. for clinical description and classification of personality variants. A proposal. Arch Gen Psychiatry 1987; 44: 573-88.

[21] Serpelloni G. Gambling. Gioco d’azzardo problematico e patologico: inquadramento generale, meccanismi fisiopatologici, vulnerabilità evidenze scientifiche per la prevenzione, cura e riabilitazione, 2013

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