La dipendenza come malattia cronica del cervello e la guerra del Vietnam

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Gli straordinari progressi che le neuroscienze hanno compiuto negli ultimi trent’anni hanno contribuito a far luce su alcuni dei meccanismi cerebrali implicati nelle dipendenze giungendo a un modello di spiegazione seducente perché suffragato sia da evidenze sperimentali sui modelli animali, sia dai suggestivi reperti ottenuti con le nuove tecniche di visualizzazione in vivo delle funzioni del cervello umano. Questi strumenti di indagine sembrano dimostrare caratteristiche alterazioni funzionali e anche strutturali, per questo croniche, cui va incontro il cervello dei soggetti che vivono la condizione della dipendenza.

La dipendenza come malattia è per questo diventata una patologia cronica del cervello: una malattia da cui non si può guarire. Ma le cose stanno veramente così? Una esemplare dimostrazione della natura controversa di questa idea è stata data dalle estensive ricerche di Lee Robins sui reduci della guerra del Vietnam[1].

Nel 1971 l’esercito statunitense lanciò un programma di screening delle urine per rilevare l’uso di narcotici tra i soldati da rimpatriare dal Vietnam. Esso doveva servire a intercettare i soldati positivi per avviarli a un percorso di disintossicazione prima del ritorno negli Stati Uniti. I risultati dello screening si dimostrarono sconcertanti. Quasi la metà (43%) dei soldati sembrava far uso di eroina. Da qui la messa a punto di un programma di intervento più vasto di ricerca e trattamento, volto ad affrontare l’emergenza in patria di reduci con problemi di abuso o realmente eroinomani, che ormai il governo si attendeva.

La ricerca epidemiologica veniva affidata a Lee Robins della Washington University di St. Louis. Su un campione di circa 900 soldati, Robins confermava che circa la metà delle truppe americane in Vietnam faceva uso di eroina e che il 20% aveva sviluppato dipendenza. Contrariamente alle attese però, nel follow up condotto l’anno successivo al rimpatrio, Robins accertava che solo il 12% dei soldati dipendenti dall’eroina restava tale, un dato che veniva confermato in un successivo studio di due anni dopo.

Che cosa era successo perché questi soldati erano usciti dalla dipendenza, spesso senza far ricorso a trattamenti? Nelle interviste fatte da Robins emergeva un fatto particolare. I reduci che avevano sviluppato la dipendenza all’eroina dicevano di aver smesso perché il contesto era cambiato. Al fronte sembrava lecito e serviva ad attenuare l’ansia, lo stress, la fatica, talora il dolore. In patria l’uso di eroina invece era associato ad ambienti sordidi, all’illegalità, e costituiva un comportamento fortemente stigmatizzato. Più che il cervello, più che i meccanismi molecolari, neurofarmacologici del sistema di ricompensa era cambiato quello che Norman Zinberg ha chiamato il set, l’ambiente d’uso, il setting, le finalità, il significato dell’uso di una sostanza[2], La dipendenza allora non dipende solo da ciò che accade nel cervello, ma è anche espressione dell’ambiente, della cultura, dei valori, delle finalità del comportamento di un soggetto, delle sue aspettative. Sono in gioco insiemi fenomenici più vasti e complessi di quelli neurofarmacologici, processi che comunque si riflettono sulle dinamiche del sistema nervoso. La comprensione delle dipendenze esige dunque un’espansione epistemica verso l’alto.

Stefano Canali

 

Riferimenti biliografici

[1] Robins, L. N. (1973). A follow-up of Vietnam drug users, Special Action Office Monograph, Series A, No. 1. Washington, DC: Executive Office of the President; Robins, L. N. (1974). The Vietnam drug user returns, Special Action Office Monograph, Series A, No. 2. Washington, DC: U.S. Government Printing Office; Robins, L, N., Davis, D. H., & Nurco, D. N, (1974). How permanent was Vietnam drug addiction? American Journal of Public Health, 64 (Suppl), 38-43; Robins, L. N., Helzer, J. E., & Davis, D. H. (1975). Narcotic use in Southeast Asia and afterward: An interview study of 898 Vietnam returnees. Archives of General Psychiatry, 32 (8), 955-961.

[2] Zinberg N, Drug, Set, and Setting: The Basis for Controlled Intoxicant Use, Yale University Press, 1986

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