La complessità dei livelli di spiegazione del comportamento: il caso delle dipendenze

Le dipendenze rappresentano forse il caso più paradigmatico per la rappresentazione della complessità e della circolarità causale dei livelli che determinano il comportamento umano, dalla dimensione molecolare a quella simbolica, attraverso il livello genetico, nervoso, fisiologico, motorio, comportamentale, ecologico, mentale, linguistico, sociale. Ho provato a discutere questa complessità tra gli altri in un convegno alla Sapienza. Qui sotto una introduzione ai problemi analizzati e l’indicazione del link con cui è possibile vedere e ascoltare l’intervento integrale.

 

Ilya Chashnik (Илья Григорьевич Чашник) (1902 – 1929)
Composizione Suprematista. Olio su tela. 75,5 cm x 49,5 cm.

L’idea della dipendenza nella prospettiva biomedica

La prospettiva biomedica tende a ridurre la dipendenza a una malattia del cervello. Un disturbo caratterizzato dalla perdita del controllo volontario del comportamento, cioè dall’uso della sostanza a dispetto della consapevolezza delle conseguenze negative.

Più precisamente, la dipendenza sarebbe una patologia del sistema di ricompensa cerebrale, l’apparato funzionale che media l’esperienza del piacere e permette così l’apprendimento dei comportamenti utili a soddisfare i bisogni biologici.

L’attivazione del sistema di ricompensa cerebrale codifica il valore incentivante dei comportamenti e quindi determina la motivazione a ripeterli in occorrenza di stimoli e situazioni ambientali analoghe a quelle in cui il piacere e la ricompensa sono stati ottenuti.

Il sistema di ricompensa cerebrale usa la dopamina come neurotrasmettitore. La dopamina è un “segnale di apprendimento”: è rilasciata quando una ricompensa è nuova, imprevista o migliore di quella attesa. Le sostanze d’abuso o i comportamenti come il gioco d’azzardo causano rilascio di dopamina. Il rilascio di dopamina causato dalle sostanze d’abuso è maggiore di quello indotto da ricompense naturali. In questo modo, le sostanze d’abuso sembrano segnalare ad ogni loro utilizzo una ricompensa nuova o migliore di quella attesa.

I circuiti neurali “sovrapprendono” gli stimoli che predicono le sostanze e queste ultime diventano sopravvalutate rispetto a ogni altra finalità. Questi possono essere stimoli ambientali, luoghi, suoni, odori, parole, o stimoli interni come certe emozioni, certi ricordi, certe sensazioni viscerali. La dipendenza come malattia in questo senso così essere considerata una lesione del sistema dopaminergico determinata dall’occupazione patologica dei meccanismi della ricompensa cerebrale che plasmano i comportamenti strumentali.

L’uso di sostanze determina inoltre una serie di disgregolazioni neurocognitive. In particolare alcuni cambiamenti strutturali e funzionali della corteccia prefrontale, nelle regioni che elaborano i processi decisionali e realizzano i controlli inibitori sui comportamenti appetitivi e impulsivi.
Ma cosa significa perdita del controllo volontario del comportamento nel caso delle dipendenze? per questa domanda sono logicamente possibili tre risposte:

1) Qualcun’altro determina il comportamento del soggetto con dipendenza. 2) Le trasformazioni neurofarmacologiche nel cervello rendono automatico il comportamento. 3) La sindrome d’astinenza causata dal neuroadattamento alla sostanza ha l’effetto di una coercizione.

La prima risposta è fattualmente impossibile.

Per la seconda risposta, “Le trasformazioni neurofarmacologiche nel cervello rendono automatico il comportamento,” esistono una serie di evidenze che dimostrano che il comportamento dei soggetti che vivono la condizione di dipendenze non è automatico e quindi stereotipato, uguale a se stesso indipendentemente da ogni altra variabile soggettiva o di contesto. Sappiamo infatti che: a) il consumo dipende dalle finalità d’uso e dalle situazioni ambientali, dal set e dal setting; b) il consumo è sensibile al prezzo della sostanza, aumenta se il prezzo cala e diminuisce se il prezzo sale; c) viene autoregolato per contrastare la tolleranza; d) varia in funzione delle condizioni d’umore, dello stress, delle relazioni; e) spesso tende a cessare spontaneamente.

Il comportamento è necessario per assicurarsi l’effetto delle sostanze e la ricompensa a loro legata. Allo stesso tempo il comportamento e la ricompensa come suo effetto costituiscono la base essenziale per la fissazione di complessi sensomotori e affettivi, di quei tipi peculiari di memorie procedurali, che sono il nucleo centrale della dipendenza. Inoltre, i legame tra stimoli predittivi e sostanze – essenza delle dipendenze – non è solo un fatto percettivo, ma il prodotto di una competenza sensomotoria, cognitiva, relazionale propria non solo del suo cervello ma di una persona nel suo complesso

Per queste ragioni, le dipendenze si sviluppano tipicamente se esiste l’autosomministrazione della sostanza, come dimostrato dalle ricerche sugli animali aggiogati. Questi disturbi del comportamento non dipendono così solo dall’azione della sostanza sul sistema nervoso, ma da un comportamento complesso all’interno di un determinato ambiente.

È allora necessaria una espansione orizzontale delle variabili da chiamare in causa per spiegare le dipendenze, perché esse sembrano caratterizzarsi soprattutto per ciò che accade fuori dal cervello.

Cosa significa perdita del controllo volontario del comportamento nel caso delle dipendenze?, Passiamo alla terza risposta logicamente possibile, cioè “La sindrome d’astinenza causata dal neuroadattamento alla sostanza ha l’effetto di una coercizione”. Anche questa risposta sembra confutata dalle evidenze. Sappiamo infatti che non tutte le dipendenze sono caratterizzate da una sindrome d’astinenza penosa. Ed è note che tratti comportamentali della dipendenza restano anche dopo una completa disintossicazione farmacologica.

Ma allora? I soggetti con dipendenza consumano perché lo vogliono? la dipendenza è una scelta? Eppure molti soggetti con dipendenza affermano di usare le sostanze contro la loro volontà, e, cercando le cure, dimostrano il desiderio di liberarsi dalla dipendenza sebbene vadano poi incontro a frequenti ricadute.

Tento di risolvere queste apparenti contraddizioni nella presentazione “La complessità dei livelli di spiegazione del comportamento. Il caso delle dipendenze” fatta al convegno “Progetto Cervello Umano. Implicazioni etiche e sociali”. Università di Roma La Sapienza. per visualizzare il multimedia cliccare sul link qui sotto: http://prezi.com/ez9x1midqws_/?utm_campaign=share&utm_medium=copy
L’analisi è condotta usando concetti e ragionamenti della neuroeconomia e della filosofia della mente, come la Teoria dei sistemi neurocomportamentali di decisione e i processi in gioco nelle decisioni intertemporali, l’idea di mente estesa, il concetto dei se multipli e dell’Io come agente narrativo e unificante, l’idea di causalità circolare nella spiegazione del rapporto tra comportamento e modificazione del sistema nervoso e altri concetti ancora.

 

La presentazione va in automatico, premendo il tasto play in basso a sinistra sotto lo spazio dove viene visualizzato il multimedia. Sempre sotto questo spazio, ma a destra, si trova il tasto per visualizzare in full screen. Buona visione.

 

Stefano Canali

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